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Terapia di accettazione e impegno (ACT)

La terapia di accettazione e impegno (Acceptance and Commitment Therapy, ACT) è un approccio psicoterapeutico appartenente alla cosiddetta terza generazione della terapia cognitivo-comportamentale. Sviluppata da Steven C. Hayes e colleghi, ACT si fonda sull’assunto che molti disturbi psicologici, tra cui la depressione, derivino da un tentativo fallimentare e rigido di evitare o controllare pensieri ed emozioni spiacevoli, piuttosto che dalla loro semplice presenza.


L’obiettivo dell’ACT non è la soppressione o la modifica dei contenuti mentali negativi, ma lo sviluppo della flessibilità psicologica: la capacità di restare in contatto con il momento presente, accettare l’esperienza interna e agire in modo coerente con i propri valori profondi, anche in presenza di sofferenza.

Modello teorico e razionale clinico

Alla base dell’ACT si trova la Relational Frame Theory (RFT), una teoria del linguaggio e della cognizione che descrive il modo in cui le persone costruiscono significati attraverso relazioni linguistiche apprese. Secondo l’ACT, la mente crea costantemente associazioni verbali tra esperienze, emozioni e valutazioni (“sono triste → non valgo nulla → non cambierà mai”), che diventano fonte di sofferenza quando vengono vissute come verità assolute e immutabili.


Il tentativo di controllare questi pensieri e sensazioni – chiamato evitamento esperienziale – finisce per alimentare la sofferenza, ridurre la vitalità e impoverire la gamma dei comportamenti disponibili. Nella depressione, ciò si manifesta in autoisolamento, ritiro da attività significative, rigidità cognitiva e perdita di contatto con i propri valori.

Struttura della terapia e processi chiave

La terapia di accettazione e impegno non si concentra sulla diagnosi o sui sintomi in senso stretto, ma sulla promozione di sei competenze psicologiche interdipendenti, che insieme favoriscono il recupero della flessibilità psicologica:


La terapia ha una durata variabile, generalmente compresa tra 8 e 20 sedute, e prevede l’uso di esercizi esperienziali, metafore cliniche, mindfulness e lavori sui valori. L’atteggiamento terapeutico è non giudicante, empatico e orientato all’azione, con l’obiettivo di costruire una vita significativa, nonostante la presenza del dolore.

Indicazioni cliniche

La terapia di accettazione e impegno si è dimostrata particolarmente efficace nel trattamento della depressione maggiore, in particolare nei casi caratterizzati da ruminazione cronica, evitamento esperienziale, perdita di significato personale e stili di pensiero inflessibili. È indicata anche quando il paziente manifesta resistenza alla ristrutturazione cognitiva classica o non risponde pienamente alla terapia cognitivo-comportamentale tradizionale.


Oltre alla depressione, ACT è indicata in una vasta gamma di condizioni cliniche, tra cui:

Efficacia e validazione scientifica

Numerosi studi controllati randomizzati (RCT) e metanalisi hanno confermato l’efficacia della terapia di accettazione e impegno nella riduzione dei sintomi depressivi e nel miglioramento del funzionamento globale. Le sue performance si mostrano comparabili a quelle della terapia cognitivo-comportamentale tradizionale, con alcuni vantaggi nei soggetti con forte evitamento, ruminazione o comorbidità psicosomatiche.


L’ACT ha effetti significativi sul distress psicologico, il benessere soggettivo e la qualità della vita. I guadagni terapeutici risultano stabili nel tempo, soprattutto nei pazienti che integrano l’accettazione con scelte di vita orientate ai valori.


Le linee guida NICE citano la terapia di accettazione e impegno tra gli approcci di terza generazione con evidenza emergente. L'APA la riconosce come modello evidence-based per ansia e depressione, mentre il CANMAT ne raccomanda l’uso nei quadri depressivi con rigidità cognitiva o resistenza al trattamento standard.

Considerazioni finali

La terapia di accettazione e impegno rappresenta un cambiamento di paradigma nella psicoterapia: non mira a “curare” i pensieri negativi, ma a sviluppare la capacità di vivere una vita piena e coerente con i propri valori, anche in presenza di dolore. È un modello profondamente umanistico, flessibile e accessibile, adatto a pazienti con diversi livelli di funzionamento e storie cliniche complesse.


La sua efficacia si basa sull’abilità del terapeuta di guidare il paziente oltre la lotta con il sintomo, verso una riappropriazione consapevole della propria direzione di vita. In questo senso, l’ACT non è solo una terapia per il disturbo depressivo, ma una filosofia clinica orientata al cambiamento profondo e sostenibile.

    Bibliografia
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