I disturbi bipolari, detti anche disturbi dell’umore di tipo bipolare, costituiscono un gruppo eterogeneo di patologie psichiatriche caratterizzate da alterazioni episodiche del tono dell’umore che oscillano tra fasi di espansione o euforia (mania o ipomania) e fasi di depressione. Il decorso è solitamente cronico e ricorrente, con frequenti periodi di benessere psichico interposti tra gli episodi. La gravità, la durata e l’alternanza dei sintomi variano notevolmente da un sottotipo all’altro.
L’eziologia dei disturbi bipolari è complessa e multifattoriale. Le principali cause dirette identificate sono:
Numerosi fattori possono aumentare la probabilità di sviluppare un disturbo bipolare, pur non essendone la causa diretta:
La fisiopatologia dei disturbi bipolari è ancora oggetto di ricerca, ma diversi meccanismi sono stati implicati. Durante la fase maniacale si osserva una iperattivazione dopaminergica, spesso con disregolazione del glutammato e aumento della sensibilità ai segnali ambientali. Nella fase depressiva, si riscontrano ipofunzione monoaminergica, riduzione del BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor) e iperattivazione dell’asse HPA. La transizione tra le fasi sembrerebbe correlata a instabilità nei ritmi circadiani e disregolazione della neuroplasticità.
I disturbi bipolari presentano un’ampia variabilità sintomatologica. Le fasi maniacali sono caratterizzate da umore elevato, logorrea, ridotto bisogno di sonno, disinibizione, pensiero accelerato e, nei casi gravi, sintomi psicotici. Le fasi ipomaniacali condividono caratteristiche simili ma di minore intensità e senza compromissione funzionale marcata. Le fasi depressive comportano umore depresso, anedonia, disturbi del sonno, alterazioni dell’appetito, faticabilità, ideazione suicidaria e sintomi cognitivi. In alcuni casi si possono manifestare episodi misti con compresenza di sintomi depressivi e maniacali.
La ciclicità può essere lenta o rapida (≥4 episodi in 12 mesi), e nei casi più gravi anche giornaliera. Le forme rapide sono spesso più difficili da trattare.
La diagnosi è clinica e si basa sui criteri del DSM-5, che classifica i disturbi bipolari in:
È essenziale una valutazione differenziale con disturbi dell’umore unipolari, disturbi di personalità, disturbi psicotici e abuso di sostanze. Possono essere utili strumenti come la Mood Disorder Questionnaire (MDQ), la Hypomania Checklist (HCL-32) e la MOODS-SR.
Il trattamento dei disturbi bipolari è complesso e richiede un approccio integrato. Le fasi maniacali e ipomaniacali sono trattate con stabilizzatori dell’umore (es. litio, valproato, carbamazepina) e antipsicotici atipici, mentre le fasi depressive necessitano talvolta di antidepressivi, che però devono essere utilizzati con estrema cautela per il rischio di viraggio maniacale. La terapia farmacologica deve essere affiancata da psicoterapia (es. terapia cognitivo-comportamentale, psicoeducazione, terapia familiare).
La prognosi è altamente variabile. Fattori prognostici negativi includono ciclicità rapida, comorbidità con abuso di sostanze, esordio precoce e scarsa aderenza terapeutica. Tuttavia, con una corretta diagnosi e un trattamento adeguato, è possibile raggiungere un buon controllo clinico e migliorare la qualità della vita del paziente.
Le complicanze principali dei disturbi bipolari includono: