La Mindfulness-Based Cognitive Therapy è un intervento psicologico evidence-based che integra elementi della terapia cognitiva standard con le pratiche di mindfulness derivate dalla tradizione meditativa buddhista. Sviluppata da Zindel Segal, Mark Williams e John Teasdale alla fine degli anni ’90, nasce con l’obiettivo specifico di prevenire le ricadute nella depressione maggiore, in particolare nei soggetti con episodi ricorrenti.
La mindfulness, in questo contesto, è definita come la consapevolezza che emerge dal prestare attenzione in modo intenzionale, nel momento presente e in modo non giudicante (Kabat-Zinn, 1990). L'integrazione con la terapia cognitiva mira a rafforzare la capacità del paziente di osservare i propri stati mentali senza fondervisi, prevenendo così la riattivazione automatica dei pattern depressivi.
Il presupposto teorico della Mindfulness-Based Cognitive Therapy è che le persone che hanno sperimentato episodi depressivi tendano a ricadere nella depressione a causa della riattivazione automatica di schemi cognitivi negativi associati all’umore depresso. Anche una lieve flessione dell’umore può innescare un circolo vizioso di ruminazione, giudizio negativo e autoidentificazione con i pensieri, portando rapidamente alla ricaduta.
L’MBCT non ha come obiettivo principale la ristrutturazione del contenuto dei pensieri, ma mira a modificare la relazione tra il paziente e i propri stati mentali. Il cambiamento terapeutico avviene attraverso lo sviluppo di una consapevolezza metacognitiva, ovvero la capacità di riconoscere pensieri ed emozioni come eventi transitori della mente, anziché realtà o verità oggettive.
La Mindfulness-Based Cognitive Therapy è strutturata in 8 incontri settimanali di gruppo, ciascuno della durata di circa due ore, con compiti quotidiani da svolgere a casa. Il programma include pratiche formali di mindfulness e momenti di riflessione guidata sugli schemi cognitivi e reattivi legati alla depressione.
Le tecniche principali includono:
Nel corso delle otto settimane, i pazienti imparano a riconoscere i segnali precoci di ricaduta e a rispondere in modo più flessibile e compassionevole, invece che reagire in modo automatico. L’accento è posto su una vita consapevole e intenzionale, guidata da valori piuttosto che da stati mentali fluttuanti.
La Mindfulness-Based Cognitive Therapy è stata inizialmente sviluppata per la prevenzione delle ricadute depressive in pazienti con almeno tre episodi depressivi maggiori, ma nel tempo il suo campo di applicazione si è esteso a molte altre condizioni psicopatologiche.
Le principali indicazioni includono:
È particolarmente adatta a pazienti che mostrano alta tendenza alla ruminazione mentale, ipercontrollo cognitivo, scarso contatto col corpo o difficoltà a tollerare emozioni spiacevoli.
Numerose metanalisi e studi controllati hanno documentato l’efficacia della Mindfulness-Based Cognitive Therapy nella riduzione del rischio di ricaduta depressiva. Segal et al. (2010) hanno dimostrato che, nei pazienti con storia di depressione ricorrente, la MBCT riduce del 40–50% la probabilità di nuovi episodi entro i 12 mesi successivi.
Ulteriori evidenze (Kuyken et al., 2016) indicano che la Mindfulness-Based Cognitive Therapy è almeno altrettanto efficace della terapia farmacologica di mantenimento (es. SSRI) nella prevenzione delle ricadute depressive, con il vantaggio di promuovere l’autonomia e il senso di padronanza del paziente. Effetti positivi sono stati riscontrati anche sul funzionamento globale, la regolazione emotiva e la qualità della vita.
Le linee guida NICE raccomandano l’utilizzo della Mindfulness-Based Cognitive Therapy nei pazienti con ricorrenze depressive multiple, mentre l’APA la riconosce come intervento evidence-based per depressione, ansia e dolore cronico.
La Mindfulness-Based Cognitive Therapy rappresenta un approccio profondamente innovativo per la prevenzione della ricaduta nella depressione. Il suo valore risiede nella capacità di aiutare i pazienti a interrompere i cicli automatici di ruminazione e giudizio, promuovendo al contempo una modalità più consapevole, accogliente e intenzionale di vivere la propria esperienza interna.
L’integrazione tra pratiche contemplative e strumenti cognitivi rende questa terapia particolarmente adatta a quei pazienti che, pur in assenza di sintomi acuti, continuano a percepire una vulnerabilità latente alla ricaduta o una difficoltà a mantenere uno stile di vita coerente con i propri valori.