La depressione infantile è un disturbo dell’umore che si manifesta nei bambini e negli adolescenti con caratteristiche cliniche differenti rispetto alla forma adulta. L’equivalente depressivo in età evolutiva può esprimersi con sintomi meno specifici e spesso mascherati da comportamenti disfunzionali o atteggiamenti oppositivi.
A differenza dell’adulto, che tende a interiorizzare l’angoscia sotto forma di umore deflesso, il bambino può reagire allo stato di sofferenza con comportamenti di evitamento, collera, rabbia o chiusura, che rappresentano strategie difensive preliminari alla reazione depressiva conclamata. L’assenza o la perdita di una figura di riferimento affettivo stabile può generare un vissuto di insicurezza e abbandono, spesso espresso con aggressività eterodiretta o con atteggiamenti di opposizione e provocazione.
Le cause della depressione in età infantile sono molteplici. Si distinguono:
Studi longitudinali hanno dimostrato che i bambini depressi crescono frequentemente in contesti familiari ad alta conflittualità, dove prevalgono la critica, il rifiuto emotivo o l’indifferenza. Il ruolo della madre è spesso centrale: madri depresse tendono a rinforzare involontariamente comportamenti regressivi o passivi del figlio, e a inibire l’autoaffermazione e l’autonomia. In altri casi, il bambino assume inconsapevolmente il ruolo di “regolatore” dell’equilibrio familiare, sacrificando il proprio benessere emotivo per preservare la stabilità del nucleo.
È stato osservato che molti bambini con depressione tendono a sviluppare un “locus of control interno negativo”, attribuendo a sé stessi la responsabilità degli eventi avversi, e considerano casuali o immeritati gli eventi positivi. Questo stile cognitivo disfunzionale è associato a sentimenti di colpa, bassa autostima e impotenza appresa, facilitando l’instaurarsi di un vissuto depressivo persistente.
A livello comportamentale, i bambini affetti da depressione possono presentare:
Durante le interazioni con i genitori, i bambini depressi mostrano spesso percezioni selettive e distorte della comunicazione verbale e non verbale, enfatizzando i messaggi negativi e interpretando in modo minaccioso anche segnali neutri. Questo può generare un circolo vizioso di incomprensioni e conflitti genitoriali sempre più accentuati, che aggravano il quadro clinico.
Ladiagnosi si basa su una valutazione clinica globale, che comprende il colloquio con il bambino, l’osservazione diretta, strumenti psicometrici standardizzati (es. CDI – Children’s Depression Inventory, CBCL) e l’indagine sul contesto familiare. È fondamentale escludere forme secondarie a patologie organiche, abuso di sostanze o disturbi pervasivi dello sviluppo.
Iltrattamento si fonda su un approccio psicoterapeutico multimodale. La terapia cognitivo-comportamentale è attualmente considerata l’intervento di prima linea nei casi lievi e moderati. L’obiettivo è modificare gli schemi disfunzionali, migliorare l’autoefficacia, ridurre la sintomatologia ansioso-depressiva e potenziare le abilità di problem solving.
Particolarmente efficace nei bambini è l’utilizzo di strategie mediatiche, come il richiamo videomediato, che consiste nella registrazione delle interazioni familiari e nella loro visione commentata durante la seduta, per facilitare la consapevolezza e il cambiamento.
Nei casi più gravi, resistenti o a rischio suicidario, può rendersi necessaria l’associazione con una terapia farmacologica (es. SSRI come la fluoxetina, approvata in età pediatrica), da gestire in ambito specialistico e con monitoraggio stretto. L’educazione e il coinvolgimento attivo dei genitori è parte integrante della cura, in quanto la qualità delle relazioni familiari incide significativamente sulla prognosi.
Laprognosi è variabile. Un trattamento precoce e multidimensionale aumenta le probabilità di remissione completa, ma il rischio di cronicizzazione o di evoluzione verso disturbi dell’umore in età adulta (soprattutto disturbi bipolari) resta significativo, soprattutto nei bambini con familiarità positiva o in presenza di fattori di rischio ambientali persistenti.
In conclusione, la depressione infantile non deve mai essere sottovalutata. Comportamenti apparentemente oppositivi o ambigui possono rappresentare segnali di sofferenza profonda. È essenziale interpretare questi segnali come richieste implicite di aiuto e contenimento, non solo come tentativi di manipolazione o ribellione.