La Stimolazione cerebrale profonda (DBS, Deep Brain Stimulation) è una tecnica di neuromodulazione invasiva che prevede l’impianto chirurgico di elettrodi intracerebrali in aree specifiche del sistema limbico o dei circuiti fronto-striatali implicati nella regolazione dell’umore. È approvata in ambito neurologico per il trattamento di disturbi del movimento (es. malattia di Parkinson) e viene impiegata, in ambito sperimentale e off-label, nella depressione maggiore resistente.
La procedura consiste nell’inserimento stereotassico di due elettrodi collegati a un generatore di impulsi impiantato nel torace, simile a un pacemaker. Gli impulsi elettrici erogati in modo continuo o ciclico modulano l’attività neuronale nelle strutture bersaglio, riducendo l’iperattivazione patologica o stimolando regioni ipoattive.
Le principali aree target studiate nella depressione sono:
Il razionale della DBS nella depressione è di ristabilire l’equilibrio funzionale nei network cerebrali disfunzionali, agendo in profondità su circuiti altrimenti non raggiungibili da stimolazioni esterne o farmacologiche. L’effetto è graduale, con miglioramenti che si manifestano nel corso di settimane o mesi, ma che possono mantenersi nel tempo nei responder.
La DBS è una procedura altamente selettiva, riservata a pazienti con depressione maggiore resistente estrema, che non hanno risposto a:
I criteri per la selezione includono:
La DBS è indicata solo in centri altamente specializzati, con esperienza nell’ambito della psichiatria resistente e delle procedure neurochirurgiche funzionali. È attualmente considerata un trattamento sperimentale o compassionevole, da riservare a casi estremi e monitorato in contesto di protocollo clinico o off-label regolamentato.
La DBS comporta rischi chirurgici non trascurabili e possibili effetti collaterali legati sia alla procedura d’impianto che alla stimolazione cerebrale cronica. Il tasso di complicanze maggiori è stimato tra il 2% e il 5%, mentre gli eventi avversi minori sono più frequenti ma generalmente reversibili o gestibili.
I rischi chirurgici includono:
Gli effetti collaterali della stimolazione dipendono dalla sede bersaglio e dai parametri elettrici:
Il monitoraggio continuo e l’adattamento personalizzato dei parametri permettono nella maggior parte dei casi di mitigare questi effetti. È fondamentale una stretta collaborazione tra psichiatra, neurologo e neurochirurgo.
I dati sull’efficacia della DBS nella depressione sono ancora limitati ma promettenti. Studi pilota e trial controllati hanno riportato tassi di risposta tra il 40% e il 60% nei pazienti selezionati, con remissioni clinicamente significative fino al 25–30%.
Il beneficio tende a essere progressivo e cumulativo, con miglioramenti osservabili dopo 3–6 mesi e mantenuti nel tempo in assenza di complicanze. La scelta della sede target, la qualità dell’impianto e l’accuratezza della stimolazione sono fattori determinanti.
La DBS può essere particolarmente utile in quadri dominati da:
La DBS non è ancora approvata come trattamento standard della depressione in molti paesi, ma è considerata una strategia d’emergenza per casi refrattari estremi, nell’ambito di trial clinici o programmi compassionevoli. Le linee guida CANMAT e APA la menzionano come opzione sperimentale nei pazienti che hanno fallito tutte le alternative terapeutiche disponibili.
In prospettiva, l’evoluzione tecnologica (es. DBS adattiva, con feedback in tempo reale), la mappatura funzionale avanzata e l’identificazione di biomarcatori predittivi potrebbero migliorare l’accuratezza della selezione dei pazienti e ottimizzare l’efficacia. L’accesso alla DBS resta tuttavia limitato ai centri altamente specializzati, con rigoroso protocollo di valutazione pre-impianto.