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DEPRESSIONE SENILE
La
depressione è una delle patologie psichiatriche in continuo aumento
nell'anziano, nel quale prevale un concetto di "perdita": successi,
riuscita e guadagni sono gradualmente rimpiazzati da perdite, ridotta
attività,
rimpianti e delusioni. E’ presente un aumento progressivo della
tendenza alla
introspezione, al ritiro sociale, alla rinuncia ad una vita
indipendente e alla
perdita del ruolo avuto sino ad allora. Noia e solitudine sono fattori
addizionali spesso presenti. Tutto ciò viene considerato come
ineluttabile e
normale espressione del processo di invecchiamento, determinando una
modificazione
del comportamento con atteggiamenti non consoni ignorati od accettati
come
ineluttabili, quando invece possono essere la spia di una depressione
mascherata.
La
depressione può comparire sotto forma di un episodio durante l'età
adulta e
ripetersi a distanza di 30 /40 anni nell'età avanzata, oppure può
comparire ex
novo nella vecchiaia ed alcuni suoi sintomi quali alterazioni della
memoria,
eloquio e motricità rallentati possono essere facilmente confusi con
quelli di
una senilità precoce o di un incidente vascolare cerebrale minore.
Il
20/25% delle persone al di sopra dei 65 anni soffre di depressione con
disagio
clinicamente significativo e compromissione
del funzionamento sociale della persona,
evidenziabile soprattutto in
ambito familiare e relazionale con auto-svalutazione patologica ed
ideazione
suicidaria.
Generalmente
la tendenza a giustificare e spiegare la depressione con le
vicissitudini della
vita del pz. anziano può rappresentare un ostacolo alla diagnosi. Altre
difficoltà nel riconoscere tale patologia nell’anziano sono: la
tendenza delle
persone anziane a ridurre le loro interazioni sociali e ad esprimere i
loro
sintomi con somatizzazioni; la frequente coesistenza di altre patologie
mediche; il fatto che gli anziani spesso pensano di essere troppo
vecchi per
curarsi, o che il disturbo guarirà da solo, o che il cercare aiuto per
la
propria tristezza non ha senso o è una debolezza. Inoltre molti aspetti
del
corredo sintomatologico fisico dell’anziano depresso, quali disturbi
del sonno,
dolori migranti, riduzione dell’appetito con eventuale perdita di peso,
fatica
e ridotto livello di energia, difficoltà di transito intestinale, ansia
e
pensieri di morte sono presenti in molte malattie geriatriche e quindi
considerati segni aspecifici e comuni.
Se
si interviene precocemente, circa l'80% degli anziani risponde bene ai
trattamenti disponibili essendo la depressione dell'anziano spesso una
patologia generalmente reversibile.
La
depressione della terza età non è più frequente rispetto alle altre, ma
le sue
conseguenze sono più gravi presentando una maggiore frequenza di
ospedalizzazione, mortalità e suicidi, e potendo presentarsi in
concomitanza ad
altre malattie che ne peggiorano l’esito. D'altro canto studi recenti
indicano
che anche quando è riconosciuta, la depressione dell'anziano è
raramente
trattata in modo adeguato.
Generalmente la sintomatologia riscontrabile nella depressione senile è
la
stessa di quella dell’adulto, essendoci purtuttavia delle differenze:
tendenzialmente gli anziani non si lamentano o non recriminano per un
tono
dell'umore ridotto, non esprimono sentimenti di tristezza anche se sono
diminuiti l’apprezzamento per la vita e l’edonia. Quindi, una flessione
del
tono dell'umore è meno evidente nell'anziano ma predominano fenomeni di
ansia e
sintomi somatici descritti frequentemente e ripetitivamente. Inoltre è
più
difficile da evidenziare una eventale ideazioni suicidarla che diviene
palese
solo nell’ambito di un’ottimale rapporto di fiducia da parte del
paziente verso
il familiare, l'amico o l'operatore sanitario.
Pensieri,
atteggiamenti e comportamenti sono sempre influenzati dalla depressione
e con
il progressivo abbassamento del tono dell'umore si accentua la visione
pessimistica del mondo, di se stessi, del futuro. Possono inoltre
sopraggiungere sintomi paranoici soprattutto riguardo al futuro della
famiglia
e alla propria guarigione, sintomi ipocondriaci (soprattutto incentrati
su
dolori articolari migranti, transito intestinale rallentato e problemi
cardio-respiratori) e possono essere presenti allucinazioni. Nel 30-35%
dei
casi sono anche presenti preoccupazioni, apprensione o panico di fronte
ad
eventi normali per la paura di non poterli controllare o fronteggiare,
accompagnati spesso da fenomeni neurovegetativi quali tachicardia,
tremori,
iperventilazione o dispnea, cefalee moderate, difficoltà di equilibrio,
brividi
e vaghe sensazioni di malessere generale.
I
sintomi fisici sono fra i disturbi lamentati con maggior frequenza e
constano
in: astenia, dolori migranti spesso osteo-articolari, cefalee,
palpitazioni,
tachicardia, dolori addominali, senso di testa vuota e confusa, dispnea
o
difficoltà a respirare, senso di soffocamento, dolori lombari, disturbi
gastrointestinali (soprattutto ridotto transito), riduzione
dell'appetito con
ridotto apporto alimentare, perdita di peso ed una stipsi. Di sovente
la
sintomatologia fisica è più evidente nella prima parte della giornata e
tende a
ridursi verso sera.
Una
ridotta efficienza dei processi cognitivi è una parte essenziale della
sindrome
depressiva dell'anziano ed è molto importante non confonderla con
l’esordio di
un quadro demenziale. Nella maggior parte dei casi i pazienti che
soffrono di
depressione sono coscienti del loro deficit di memoria e di
riconoscimento
delle persone o cose e delle loro eventuali difficoltà di orientamento
spazio-temporale. L'ideazione può apparire corretta su tempi brevi, ma
con
difficoltà di attenzione e concentrazione.
Il
quadro depressivo può insorge per la prima volta dopo i 60-65 anni in
conseguenza
ad eventi negativi quali: distacco o rottura del nucleo familiare,
allontanamento dalle persone care, solitudine, incertezze o paure sul
piano
finanziario e sul futuro ed eventuale presenza di uno o più malattie
croniche.
La combinazione di fattori psicosociali e biologici concorrono in
misura
significativa all’instaurasi del quadro depressivo mentre sembra che i
fattori
genetici, soprattutto per quella ad insorgenza tardiva, siano poco
determinanti.
E’
stata inoltre dimostrata un’associazione significativa tra depressione
ed
alcune patologie quali: infarto del miocardio e neoplasie e sembra che
le
modificazioni che hanno luogo nel sistema nervoso centrale con
l’invecchiamento
possano rendere più vulnerabili gli anziani.
L’incidenza
della depressione in anziani con concomitanti patologie mediche è del
30-40% e
questa co-morbilità generalmente peggiora la prognosi in termini di
sofferenze
individuali, morbilità e mortalità.
L'eventuale
presenza della depressione va indagata per mezzo di un dialogo
focalizzato sul
problema in cui si ritrova frequentemente la cosiddetta triade di Beck
(pessimismo e visione negativa sul mondo, se stesso, e il futuro) e
l’eventuale
impiego di scale di valutazione e questionari. Nell'anziano la
depressione è
spesso una malattia cronica, a volte diagnosticata come distimia ove i
sintomi
sono qualitativamente e quantitativamente ridotti e che sembra si
presenti con
una frequenza del 90% in pz con più di 80 anni.
I
decessi per suicidio che colpiscono gli anziani sono circa il 25% del
totale e
di questa parte oltre il 93% è affetto da depressione. Sono i pazienti
di sesso
maschile quelli che maggiormente arrivano a tale atto estremo, con un
rapporto
di 4 a 1. Rispetto all'adulto o al giovane, nell'anziano le minacce di
mettere
il proposito in atto, sono rare ma è più frequente la realizzazione, ed
in caso
di insuccesso si può avere un elevato numero di ripetizioni del
tentativo.
In
conclusione si può affermare che l’anziano è soggetto ad un tipo di
depressione
caratterizzata da sentimenti di sfiducia e disperazione frammisti a
sentimenti
di protesta di coloritura qausi persecutoria, potendo arrivare fino a
rallentamenti ideomotori, affettivi e relazionali ed in casi di estrema
gravità
al suicidio.
Nell’ambito
psicoterapico in molti casi è possibile individuare alcuni punti nodali
a
prevalente sfondo affettivo sui cui si fonda la sofferenza psichica e
focalizzarvici l’intervento. Il trattamento psicologico più proficuo
nella
depressione senile sembra
essere la
terapia cognitiva che tende a modificare il modo di pensare che
nell’anziano è
spesso rigido, negativo e a volte illogico. Anche la terapia
interpersonale può
essere efficace se il problema di fondo è di origine relazionale. Le
psicoterapie sono sufficienti da sole solo per disturbi lievi, si rende
altrimenti necessario anche il trattamento farmacologico o nei casi più
gravi
addirittura l’elettro-choc. Da un punto di vista farmacologico è
generalmente
sconsigliato nel pz. anziano l’utilizzo dei triciclici perché possono
influenzare
negativamente memoria e processi cognitivi e perché sono controindicati
in casi
di cardiopatie, ipertrofia prostatica, glaucoma e transito intestinale
rallentato. Sono consigliati invece gli inibitori selettivi per la
ricaptazione
delle ammine cerebrali.