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LUPUS ERITEMATOSO SISTEMICO (LES) PARTE VI:
laboratorio, diagnosi, prognosi e terapia
Agli
esami
laboratoristici è costante l’elevazione della VES nelle
fasi di attività della malattia, mentre la PCR è normale o aumentata di
poco, meno frequente è il riscontro di aumento del fibrinogeno e delle
α2 globuline.
Frequentemente si riscontra incremento delle
gamma
globuline, espressione della iperproduzione di anticorpi, e spesso
anche riduzione della
complementemia, per aumentato consumo della frazioni del complemento o
per suo deficit congenito.
Gli
anticorpi antinucleo
(ANA) sono presenti in tutti i pazienti affetti: l’anti dsDNA è il più
frequente (60-70%) si associa costantemente alle alterazioni renali, è
considerato marker del LES e la sua presenza ad alto titolo si associa
alle fasi di attività della malattia; l’anti-Sm è anch’esso altamente
specifico per il LES ma si riscontra solo nel 15-30% dei casi,
specifici ma poco frequenti sono anche l’anti rRNP (15-20%) e l’anti
PCNA (3-5%); altri autoanticorpi presenti ma poco specifici sono
l’anti-nRNP (25%-40%), presente anche nella connettivite mista, gli
anti Ro/SSA (30-40%) ed anti La/SSB (10-15%), presenti anche nella
sindrome di Sjogren, anticorpi antifosolipidi (anticoagulante lupico ed
anticardiolipina), presenti anche in altre connettiviti, responsabili
della sindrome da anticorpiantifosfolipidi, caratterizzata dalla
presenza di fenomeni trombotici, anticorpi anti molecole di superficie
delle cellule ematiche (anti eritrociti, leucociti, linfociti,
piastrine) che si associano, quando presenti a deplezione delle
rispettive cellule bersaglio (anemia, leucopenia, linfopenia e
piastrinopenia), anticorpi antineuroni ed anti proteina P ribosomiale,
espressione di interessamento del sistema nervoso.
In accordo ai
criteri
diagnostici stabiliti dalla American College of
Rheumatology (ACR) si pone diagnosi di lupus eritematosi sistemico
quando siano presenti almeno 4 dei seguenti 11 criteri:
- Rush malare
- Rush discoide
- Fotosensibilità
- Ulcere orali
- Artrite (non erosiva interessante 2 o più
articolazioni)
- Sierosite con evidenza clinica di
pleurite (6a) e/o pericardite (6b),
- Disturbi renali con proteinuria
persistente superiore a 0,5 d/die o superiore a 3 nello stick (7a) o
presenza di cilindri urinari (7b)
- Disturbi neurologici con convulsioni (8a)
e/o psicosi (8b)
- Alterazioni ematologiche con anemia
emolitica e reticolocitosi (9a) e/o leucopenia <4000/mm3 in due
o più occasioni (9b) e/o linfopenia <1500/mm3 in due o più
occasioni (9c) e/o trombocitopenia <100000/mm3 in assenza di
causa farmacologica (9d)
- Disordini immunologici: anticorpi anti
DNA nativo ad alto titolo (10a) e/o anti-Sm (10b) e/o positivita agli
anticorpi antifosfolipidi (10c)
- Presenza di anticorpi antinucleo (ANA),
dimostrabile all’immunofluorescenza o test equivalenti, non meglio
giustificata da assunzione di farmaci.
La
prognosi
è buona con sopravvivenza media a 10 anni dell’80-90%; fattori
prognostici negativi sono correlati alla severità dell’interessamento
renale ed alla presenza di interessamento neurologico.
Il
LES da farmaci
(idralazina, procainamide, isionazite) ha una prognosi migliore, non
interessa mai il SNC e va incontro a remissione in seguito alla
sospensione del farmaco.
Il
LES neonatale
anche ha prognosi migliore, è causato del passaggio di anticorpi
materni attraverso la placenta durante la gravidanza, si risolve dopo
alcune settimane senza necessità di terapia.
Il
LES ad insorgenza
tardiva, tipico dell’anziano si caratterizza per elevata
presenza di anti SSA ed anti SSB, si associa ad un elevato impegno
sistemico ed ha una prognosi peggiore.
Il
LES psichiatrico
è caratterizzato da interessamento precoce e prevalente del SNC con
esordio subdolo, e manifestazioni di tipo ansioso depressivo, può
essere confuso con patologie psichiatriche, la prognosi è peggiore.
L’
approccio
terapeutico prevede una terapia di fondo per il controllo
della disfunzione immune di base ed una terapia della fase acuta
riservata ai momenti di attività della malattia. Il trattamento
farmacologico prevede schemi terapeutici differenti in relazione alla
gravità della malattia.
Vengono definite
forme
lievi quelle prive di impegno viscerale e con alterazioni
ematologiche modeste (anemia non emolitica, leucopenia che si mantiene
superiore a 3000 mm3, trombocitopenia che si mantiene superiore a
100.000 mm3). In questi casi si usano come farmaci della fase acuta
FANS o corticosteroidi e come farmaci di fondo prevalentemente
antimalarici di sintesi ( i più usati idrossiclorochinia e
clorochinia). In alternativa agli antimalarici si possono usare
immunosoppressori nelle forme non responsive agli antimalarici e con
manifestazioni articolari importanti; tamiloide nelle forme resitenti
ad antimalarici e con manifestazioni cutanee importanti;
deidroepiandosterone (DHEA) forme non responsive agli antimalarici e
con importante astenia e facile stancabilità.
Vengono definite
forme
severe quelle con impegno viscerale e con alterazioni
ematologiche più marcate (anemia emolitica, leucopenia < 3000
mm3, trombocitopenia <30.000 mm3) e vengono trattate con
corticosteroidi ed immunosoppressori a cui si possono associare, in
casi particolarmente gravi o resistenti anche immunoglobuline endovena
ad alte dosi e plasmaferesi.
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