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Terapia chirurgica del tumore della mammella
chirurgia radicale (mastectomia) e conservativa (quadrantectomia)


La chirurgia del tumore della mammella deve essere radicale e a secondo dell’estensione del tumore può essere conservativa o demolitiva e prevedere o meno l’asportazione dei linfonodi ascellari.

L’intervento demolitivo consiste nell’asportazione in toto della ghiandola mammaria ed è chiamato mastectomia.

Esistono differenti tipi di mastectomia:
Dopo gli interventi radicali è importante la sostituzione della mammella con protesi mammaria.
La protesizzazione della mammella svuotata è importante per due motivi:
Negli interventi sparing si può procedere al posizionamento della mammella subito. Nelle mastectomie radicali è necessario introdurre un espansore che viene gonfiato nel tempo in modo da diltare progressivamente la cute e creare lo spazio necessario all'inserimento protesico.

Gli interventi conservativi consistono nell’asportazione di una parte del tessuto mammario solamente e sono:
Negli interventi conservativi non c’è necessità di protesizzazione si scolla il tessuto ghiandolare residuo e lo si ridistribuisce in modo da andare a riempire anche il “buco” lasciato dall’intervento conservativo. Il risultato estetico e funzionale è accettabile con la mammella operato che risulterà solo lievemente più piccola rispetto a quella non operata.
Il cut-off tra intervento conservativo e demolitivo è stabilito in termini di dimensioni a 3 cm. Tale limite è puramente indicativo e non un obbligo: è del tutto evidente che se mi trovo davanti ad una donna di 1.50 m. minuta e con una prima l’intervento conservativo che toglie 3cm. la svuota con risultati estetici pessimi a quel punto tanto vale fare la mastectomia e poi protesizzare.

La linfoadenectomia non è inclusa di default nell'intervento ma si fa solo in alcuni casi.
La necessità di svuotamento del cavo ascellare dipende dal TNM clinico: se c’è evidenza di interessamento si tolgono anche i linfonodi ascellari se non c’è evidenza non si fa più la lifnoadenectomia preventiva ma ci si accerta dello stato linfonodale tramite il linfonodo sentinella: prima dell’intervento (per prima si intende una decina d'ore) si inietta un tracciante radioattivo nella massa tumorale sarà drenato alla prima stazione linfonodale (il linfonodo sentinella appunto) che consentirà al chirurgo di identificare il linfonodo sentinella e di asportarlo per mandarlo dal patologo.
Non è necessario l’estemporaneo ma si può richiudere ed aspettare con calma il referto. Se positivo per localizzazione metastatica i linfonodi possono essere tolti in un secondo tempo.

Dopo l’intervento chirurgico il pezzo operatorio va mandato al patologo per esame istologico che consente una stadiazione patologia secondo il TNM patologico (pTNM):
Ovviamente il parametro M sarà sempre un pMx la presenza di metastasi non è rilevabile l’unico caso in cui l’istologico da il parametro M sono quei tumori in cui vengono asportati e mandati al patologo anche le ripetizioni metastatiche.