L’immunoterapia si avvale di presidi farmacologici volti a sfruttare il sistema immunitario per combattere i tumori tramite farmaci che potenziano l’attività del sistema immune e/o rendendo le cellule tumorali maggiormente suscettibili all’azione del sistema immunitario.
L’immunoterapia si avvale dell’utilizzo di:
Citochine: sono piccole molecole quali interferoni, interleuchine e TNF che attivano la risposta immunitaria. Di questi il TNFα non può essere utilizzato a livello sistemico perché causa intensa lipolisi e viene usato solo come terapia locale (ad es. intraperitoneale).
Immunoterapia adottiva: consiste in reinfusioni di cellule immunitarie attivate in laboratorio (ex vivo) come ad esempio i LAK (lymphokine activated Killer)
Immunoterapia passiva: consiste in somministrazione di anticorpi rivolti contro antigeni tumore associati. si definiscono antigene tumore associati quelli che hanno una densità più elevata sulle cellule tumorali rispetto a quelle normali. Ne è un esempio il rituximab (anti CD20) utilizzato nelle patologie linfoproliferative della linea dei linfociti B.
Immunoterapia attiva specifica: si stimola il sistema immunitario con antigeni tumorali in modo da attivare il sistema immunitario nei loro confronti e scatenare una specie di reazione di rigetto nei confronti del tumore.
Disinibizione farmaco dinamica degli effettori della risposta immune: i linfociti e natural killer presentano dei recettori che ne inibiscono l’attività antitumorale. Con anticorpi monoclonali rivolti contro questi recettori (CTL4A per i linfociti T e PD1 per le natural killer) si rimuove il “blocco” di queste cellule che così si attivano a partecipano attivamente alla difesa dell’organismo contro le cellule tumorali.
Gli effetti collaterali della terapia immunologica sono ovviamente dovuti principalmente all’attivazione del sistema immunitario con manifestazioni cliniche di autoimmunità.