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Agenesia delle corde tendinee

L'agenesia delle corde tendinee è una rara anomalia congenita caratterizzata dall'assenza parziale o completa delle strutture fibrose che collegano i lembi valvolari cardiaci ai muscoli papillari. Le corde tendinee sono essenziali per garantire il corretto movimento delle valvole atrioventricolari (mitrale e tricuspide) durante il ciclo cardiaco, impedendo il prolasso dei lembi valvolari in atrio durante la contrazione ventricolare. La loro assenza determina un'alterazione significativa della funzione valvolare, che può esitare in insufficienza, stenosi o, nei casi più gravi, in una disfunzione ventricolare secondaria.


Questa malformazione si sviluppa durante le prime fasi dell'embriogenesi cardiaca, generalmente nel corso della quarta–sesta settimana di gestazione, quando il tessuto mesenchimale endocardico forma le valvole e le strutture di sostegno. Un'interruzione in questo processo, dovuta a fattori genetici, epigenetici o ambientali, può impedire la corretta differenziazione e maturazione delle corde tendinee.


L'agenesia delle corde può manifestarsi isolatamente o essere parte di quadri sindromici complessi, spesso associati ad altre anomalie cardiovascolari come difetti settali, malformazioni dei muscoli papillari o displasie valvolari. La gravità clinica varia in base all'entità della malformazione e alla capacità di compenso delle strutture cardiache residue.

Eziologia, Patogenesi e Fisiopatologia

L'origine dell'agenesia delle corde tendinee risiede in un'anomalia del processo di formazione del cuore embrionale, in particolare della fase di delaminazione e rimodellamento dei cuscinetti endocardici. I cuscinetti, strutture mesenchimali ricche di matrice extracellulare, danno origine ai lembi valvolari, alle corde tendinee e ai muscoli papillari. Una perturbazione in questa fase, indipendentemente dalla causa primaria, può interrompere la differenziazione delle corde, determinandone l'assenza.

1. Alterazioni dello sviluppo embriologico

Durante la morfogenesi cardiaca, le cellule mesenchimali dei cuscinetti endocardici subiscono un processo di migrazione, proliferazione e differenziazione in tessuti fibrosi e muscolari specializzati. La formazione delle corde tendinee richiede una perfetta sincronizzazione di segnali molecolari, in particolare quelli mediati da vie di segnalazione come Notch, TGF-β e BMP. Mutazioni genetiche o esposizioni ambientali teratogene possono alterare questi segnali, impedendo la transizione fenotipica necessaria alla formazione delle corde.

2. Impatto funzionale della mancanza delle corde tendinee

In condizioni normali, le corde tendinee distribuiscono uniformemente le forze di trazione esercitate sui lembi valvolari durante la sistole ventricolare, mantenendo la coaptazione dei lembi e prevenendo il rigurgito. In assenza di corde, il movimento dei lembi diventa disorganizzato: il tessuto valvolare, privo di supporto strutturale, può protrudere in atrio, determinando insufficienza valvolare, oppure risultare rigido e malcoaptante, generando stenosi. A lungo termine, il sovraccarico di volume o di pressione imposto al ventricolo può indurre rimodellamento ventricolare e insufficienza cardiaca.

3. Relazione con le anomalie dei muscoli papillari

Spesso l'agenesia delle corde tendinee è associata a displasia o malposizionamento dei muscoli papillari. In questi casi, oltre all'assenza delle corde, i lembi valvolari possono risultare direttamente ancorati al tessuto miocardico, in modo anomalo e inefficace. Questo compromette ulteriormente la funzionalità valvolare e accentua il quadro clinico di insufficienza o stenosi valvolare.

Fattori di rischio e prevenzione

Essendo una condizione congenita, l'agenesia delle corde tendinee non presenta fattori di rischio modificabili nel senso tradizionale. Tuttavia, alcune condizioni possono aumentare la probabilità che si verifichino alterazioni nello sviluppo cardiaco fetale, comprese le anomalie delle corde tendinee.


I principali fattori associati sono:


La prevenzione primaria si basa sulla gestione ottimale delle condizioni materne preesistenti, sull'evitare l'esposizione a teratogeni durante la gravidanza e, ove possibile, sulla consulenza genetica per coppie con storia familiare di malformazioni cardiache congenite. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, l'agenesia delle corde tendinee si presenta sporadicamente, senza chiari fattori predisponenti identificabili.

Manifestazioni Cliniche

Le manifestazioni cliniche dell'agenesia delle corde tendinee variano notevolmente in funzione del grado di compromissione anatomica e funzionale. Alcuni pazienti rimangono asintomatici per anni, mentre altri sviluppano precocemente segni di insufficienza cardiaca o alterazioni emodinamiche rilevanti.

Anamnesi e sintomi

Il quadro sintomatologico può includere:

Esame obiettivo

L'esame fisico può rivelare:


Nei neonati e nei bambini piccoli, la presentazione può essere più drammatica, con ritardo di crescita, difficoltà respiratorie e segni di insufficienza cardiaca congestizia già nei primi mesi di vita.

Diagnosi

La diagnosi di agenesia delle corde tendinee richiede un approccio metodico che integri sospetto clinico, esami strumentali di primo livello e indagini di approfondimento morfofunzionale. L’identificazione precoce è cruciale per impostare una corretta strategia terapeutica ed evitare il progressivo deterioramento emodinamico.

Sospetto clinico

Il sospetto diagnostico nasce tipicamente in presenza di:


Un'anamnesi familiare positiva per cardiopatie congenite o sindromi genetiche associate può rafforzare il sospetto.

Ecocardiografia transtoracica (TTE)

L'ecocardiografia rappresenta l'esame cardine per la diagnosi. Attraverso una valutazione bidimensionale e Doppler è possibile documentare:


Nei pazienti con finestra acustica limitata, l’ecocardiografia transesofagea (TEE) fornisce immagini di qualità superiore, permettendo una migliore visualizzazione dei lembi valvolari e delle strutture di supporto.

Risonanza magnetica cardiaca (CMR)

La risonanza magnetica cardiaca è indicata quando l'ecocardiografia non fornisce informazioni sufficientemente dettagliate. La CMR consente una valutazione morfologica e funzionale estremamente accurata, con:

Cateterismo cardiaco

Oggi riservato ai casi più complessi, il cateterismo cardiaco può essere utile per:

Sequenza logica dell’approccio diagnostico

La corretta identificazione dell'agenesia delle corde tendinee richiede una sequenza diagnostica precisa:

  1. Rilevazione clinica di soffi cardiaci o sintomi sospetti.
  2. Ecocardiografia transtoracica come esame di primo livello.
  3. Ecocardiografia transesofagea in caso di dubbi diagnostici o per una pianificazione prechirurgica dettagliata.
  4. Risonanza magnetica cardiaca nei casi complessi o con anatomia difficile.
  5. Cateterismo cardiaco selettivo per studio emodinamico avanzato e pianificazione chirurgica.

Un approccio diagnostico accurato consente di definire con chiarezza l'anomalia, valutare l'impatto emodinamico e orientare la scelta terapeutica, chirurgica o conservativa.

Trattamento e Prognosi

La gestione dell'agenesia delle corde tendinee dipende dalla gravità del rigurgito valvolare, dall'impatto emodinamico e dalla presenza di sintomi. L'obiettivo terapeutico è prevenire il deterioramento della funzione ventricolare e migliorare la qualità della vita del paziente.

Strategie terapeutiche

Nei casi lievi, caratterizzati da rigurgito valvolare minimo o moderato senza dilatazione ventricolare significativa né sintomi, è possibile adottare un approccio conservativo basato su monitoraggio clinico ed ecocardiografico regolare.

La chirurgia diventa indicata in presenza di:


In età pediatrica, anche l'inadeguata crescita ponderale può rappresentare un criterio di intervento precoce.

Chirurgia riparativa

Quando possibile, l'approccio preferito è la plastìca valvolare, che mira a ripristinare la normale coaptazione dei lembi senza dover ricorrere alla sostituzione protesica. Le tecniche chirurgiche comprendono:

La scelta della tecnica dipende dall'entità del difetto, dalle dimensioni dell'anello e dalla qualità del tessuto valvolare residuo.

Sostituzione valvolare

Nei casi in cui la riparazione non sia tecnicamente fattibile, si rende necessaria la sostituzione della valvola con protesi biologiche o meccaniche. Questa opzione, tuttavia, comporta una maggiore morbidità a lungo termine, specialmente nei pazienti giovani, a causa della necessità di terapia anticoagulante cronica (protesi meccaniche) o del rischio di degenerazione strutturale (protesi biologiche).

Follow-up postoperatorio

Il monitoraggio successivo all'intervento prevede:

Prognosi

La prognosi a lungo termine dopo plastica valvolare è generalmente eccellente, con sopravvivenza e qualità di vita comparabili alla popolazione generale se l'intervento viene eseguito prima della comparsa di danno ventricolare irreversibile.

La sostituzione valvolare, pur risolvendo il difetto emodinamico, comporta invece rischi aggiuntivi di complicanze protesiche, necessità di reinterventi e gestione complessa della terapia anticoagulante, soprattutto nei pazienti più giovani.


I principali fattori prognostici sfavorevoli sono:

Una diagnosi precoce e una gestione tempestiva consentono di ottimizzare gli esiti, minimizzare le complicanze e preservare la funzione cardiaca a lungo termine.

Complicanze

Se non riconosciuta e trattata adeguatamente, l'agenesia delle corde tendinee può determinare una serie di complicanze che incidono significativamente sulla funzione cardiaca e sulla prognosi a lungo termine.

Progressione del rigurgito valvolare

La principale conseguenza della malformazione è la progressiva evoluzione del rigurgito valvolare, in particolare della valvola mitrale o tricuspide, a seconda della sede coinvolta. Il difetto strutturale dei lembi, non adeguatamente ancorati, causa un'incoaptazione cronica durante la sistole, che può peggiorare nel tempo con il rimodellamento ventricolare e l'aumento delle sollecitazioni emodinamiche.

Il rigurgito severo induce un sovraccarico volumetrico progressivo del ventricolo, con conseguente dilatazione e riduzione della funzione sistolica, esitando infine nello sviluppo di insufficienza cardiaca.

Disfunzione ventricolare e scompenso cardiaco

La dilatazione ventricolare cronica, in risposta al rigurgito, determina inizialmente una fase di compenso attraverso l'ipertrofia eccentrica. Tuttavia, nel tempo, l'eccessiva tensione parietale conduce a disfunzione ventricolare sistolica, caratterizzata da riduzione della frazione di eiezione e sintomi di scompenso cardiaco quali dispnea, edemi declivi e intolleranza allo sforzo.

In assenza di trattamento, la disfunzione ventricolare può diventare irreversibile, peggiorando significativamente la prognosi.

Ipertensione polmonare

Nei pazienti con rigurgito valvolare severo e cronico, l'aumento delle pressioni di riempimento ventricolare può trasmettersi retrogradamente all'atrio e alle vene polmonari, portando allo sviluppo di ipertensione polmonare secondaria. Questo stato emodinamico aggrava ulteriormente il carico del ventricolo destro, favorendone la disfunzione e peggiorando lo stato clinico complessivo.

Aritmie

La dilatazione atriale secondaria al sovraccarico emodinamico predispone alla comparsa di aritmie sopraventricolari, in particolare la fibrillazione atriale. Quest'ultima peggiora ulteriormente il riempimento ventricolare, riduce la gittata cardiaca e aumenta il rischio di eventi tromboembolici.

Complicanze tromboemboliche

La presenza di fibrillazione atriale associata alla dilatazione atriale aumenta il rischio di formazione di trombi intracardiaci, con possibilità di eventi embolici sistemici, quali ictus ischemici o embolie periferiche. Nei pazienti con protesi valvolari meccaniche, il rischio tromboembolico è ulteriormente elevato in caso di inadeguato controllo della terapia anticoagulante.

Reintervento chirurgico

In alcuni casi, la progressione del rigurgito o la disfunzione della riparazione valvolare richiedono un reintervento chirurgico. Questo può comportare una nuova plastica valvolare o, più frequentemente, la sostituzione della valvola con una protesi, con aumento della morbidità e dei rischi operatori, specialmente nei pazienti con disfunzione ventricolare avanzata.


La comprensione e il monitoraggio delle complicanze potenziali è essenziale per ottimizzare il timing dell'intervento e migliorare la prognosi a lungo termine. Una gestione multidisciplinare attenta e personalizzata rappresenta il cardine per minimizzare il rischio di evoluzione sfavorevole.

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