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Strategie di Rivascolarizzazione nella Cardiopatia Ischemica

Introduzione

La rivascolarizzazione coronarica è una strategia terapeutica fondamentale nei pazienti con cardiopatia ischemica. L'obiettivo principale è ripristinare il flusso ematico nelle arterie coronarie stenotiche, migliorando la perfusione miocardica e riducendo il rischio di eventi ischemici acuti.

Le due principali tecniche di rivascolarizzazione sono:



Indicazioni alla Rivascolarizzazione

La decisione sulla strategia di rivascolarizzazione dipende da diversi fattori, tra cui l'estensione della malattia coronarica, la funzione ventricolare sinistra e la presenza di sintomi refrattari alla terapia medica.

Le principali indicazioni includono:



Angioplastica Coronarica Percutanea (PCI)

L’angioplastica coronarica percutanea è una tecnica mini-invasiva che permette di trattare le stenosi coronariche mediante l’utilizzo di un catetere a palloncino e l'impianto di uno stent.

Procedura

Tipologie di stent

Gli stent medicati con polimeri biodegradabili rappresentano attualmente la scelta più utilizzata per il miglior bilanciamento tra sicurezza ed efficacia. Tuttavia, nuove soluzioni come gli stent bioassorbibili migliorati e gli stent senza polimero potrebbero avere un ruolo crescente in futuro.

Vantaggi e svantaggi



Bypass Aortocoronarico (CABG)

Il bypass aortocoronarico è un intervento chirurgico che prevede la creazione di un nuovo flusso sanguigno per aggirare le ostruzioni coronariche.

Procedura

Indicazioni preferenziali per CABG

Vantaggi e svantaggi


Follow-up post-rivascolarizzazione

Dopo la rivascolarizzazione, è essenziale un follow-up adeguato per ridurre il rischio di restenosi, trombosi dello stent (nel caso di PCI) o occlusione dei graft (nel caso di CABG), oltre a prevenire nuovi eventi ischemici.

Monitoraggio e terapia farmacologica



Confronto tra PCI e CABG

Caratteristica PCI (Angioplastica) CABG (Bypass)
Invasività Minimamente invasiva (accesso percutaneo) Chirurgia maggiore (sternotomia o minitoracotomia)
Durata procedura 30-90 minuti 3-6 ore
Anestesia Locale + sedazione Generale
Ricovero ospedaliero 1-3 giorni 5-10 giorni
Recupero Rapido (giorni) Più lungo (settimane-mesi)
Indicazioni principali Lesioni coronariche singole o non troppo estese Malattia multi-vasale, diabetici, disfunzione ventricolare
Terapia post-procedura Doppia antiaggregazione per 1-12 mesi Aspirina a lungo termine (+ DAPT per 1 anno in alcuni casi)
Durata beneficio Rischio di restenosi nel tempo, soprattutto con stent medicati Più duraturo, specialmente con innesti arteriosi
Possibile necessità di ripetizione Elevata nei pazienti con coronaropatia diffusa Più rara, ma possibile nel lungo termine
Complicanze principali Trombosi dello stent, dissezione, sanguinamento Infezione, ictus, scompenso cardiaco, occlusione dei graft
Mortalità perioperatoria <1% nelle procedure elettive 1-3% (più alta in urgenza o alto rischio)
Beneficio sulla sopravvivenza Simile al CABG nei casi meno complessi Miglior sopravvivenza nei pazienti ad alto rischio
Approccio in emergenza (IMA/STEMI) Prima scelta per rivascolarizzazione rapida Riservato a casi selezionati (fallimento PCI, shock)


Conclusione

La scelta tra PCI e CABG deve essere personalizzata in base alle caratteristiche cliniche del paziente e alla severità della malattia coronarica. Entrambe le strategie giocano un ruolo cruciale nella gestione della cardiopatia ischemica e devono essere integrate con un trattamento medico ottimale per ottenere i migliori risultati a lungo termine.
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