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Terapia Farmacologica dell'pertensione arteriosa

Se la pressione arteriosa rimane elevata dopo 3-6 mesi di modifiche dello stile di vita, o se il paziente è a rischio moderato o alto, è necessaria la terapia farmacologica.

Le principali classi di farmaci utilizzati per il controllo della pressione arteriosa sono:

🚨 Regola fondamentale: mai associare un ACE-inibitore e un sartano per il rischio di insufficienza renale e iperpotassiemia.

Scelta della Terapia in Base al Rischio


Lo schema ACD guida la terapia antipertensiva in modo pratico:



Si inizia con monoterapia, poi si passa a duplice terapia (A + C o A + D). Se il controllo pressorio è insufficiente, si associa un terzo farmaco (A + C + D). Se l’ipertensione persiste, si aggiunge spironolattone o beta-bloccanti nei casi selezionati.

Nel dettaglio la terapia dell’ipertensione arteriosa non si basa esclusivamente sui valori pressori, ma sulla stratificazione del Rischio Cardiovascolare.

Pazienti a Basso Rischio Cardiovascolare

Modifiche dello stile di vita per 3-6 mesi come prima strategia terapeutica.
Se i valori pressori restano elevati dopo questo periodo, si procede con una monoterapia, scegliendo tra ACE-inibitori, sartani, calcio-antagonisti o diuretici tiazidici, in base alle caratteristiche del paziente.
Se la pressione non è adeguatamente controllata entro 1-3 mesi, si incrementa il dosaggio del farmaco iniziale fino alla dose massima tollerata.
In caso di risposta insufficiente, è necessario cambiare farmaco (ad esempio, sostituire un ACE-inibitore con un sartano o un calcio-antagonista con un diuretico).
Se la pressione rimane elevata, si passa alla duplice terapia.

Pazienti a Rischio Moderato

Avvio immediato della terapia farmacologica, senza attendere il fallimento delle modifiche dello stile di vita.
Si predilige l’uso di una duplice terapia in combinazione precostituita, generalmente con un ACE-inibitore o sartano + calcio-antagonista o diuretico tiazidico.
Monitoraggio dopo 1 mese con eventuali aggiustamenti. Se i valori pressori non sono a target, si aumenta il dosaggio della duplice terapia fino alla dose massima tollerata.
Se il controllo pressorio risulta ancora insufficiente, si valuta il cambio di un componente della combinazione (ad esempio, sostituire il calcio-antagonista con un diuretico).
Se la pressione resta elevata, si passa alla triplice terapia.

Pazienti ad Alto Rischio Cardiovascolare

Duplice terapia combinata fin dall’inizio, preferibilmente in formulazioni precostituite.
La combinazione raccomandata è ACE-inibitore o sartano + calcio-antagonista o diuretico tiazidico.
Dopo 1 mese, se la pressione non è sotto controllo, si aumenta il dosaggio della duplice terapia fino al massimo tollerato.
Se la pressione rimane elevata, è possibile sostituire uno dei due farmaci con un altro della stessa classe.
Se dopo 3 mesi il controllo pressorio è ancora inadeguato, si passa alla triplice terapia, aggiungendo il farmaco mancante tra diuretico tiazidico e calcio-antagonista.
Se la pressione persiste elevata, si considera l’aggiunta di spironolattone o altri farmaci di seconda linea (quadruplice terapia).
Fondamentale un monitoraggio stretto per prevenire il rischio di danno d’organo.

Pazienti a Rischio Molto Alto

Terapia intensiva immediata con una triplice combinazione precostituita: ACE-inibitore o sartano + calcio-antagonista + diuretico tiazidico.
In presenza di scompenso cardiaco o insufficienza renale, si valuta l’uso di un diuretico dell’ansa al posto del tiazidico.
Monitoraggio dopo 1 mese e, se il target pressorio non è raggiunto, si incrementa il dosaggio della triplice terapia.
Se il controllo pressorio è ancora insoddisfacente, si considera la sostituzione di un farmaco prima di introdurne un quarto.
Se la pressione resta elevata, si aggiunge un quarto farmaco, generalmente spironolattone, oppure un beta-bloccante se indicato (ad esempio, in caso di cardiopatia ischemica o fibrillazione atriale).
Nei casi di ipertensione resistente, si può valutare la denervazione renale, una procedura minimamente invasiva che utilizza radiofrequenze o ultrasuoni per ablare le fibre nervose simpatiche peri-renali.

Conclusione

L’ipertensione arteriosa è una patologia complessa che richiede un approccio personalizzato.
La gestione ottimale si basa su una combinazione di modifiche dello stile di vita e terapia farmacologica, con una stratificazione del rischio per adattare il trattamento alle caratteristiche del paziente.

Le strategie fondamentali includono:



Un approccio integrato e tempestivo è essenziale per ridurre la mortalità e migliorare la qualità di vita dei pazienti con ipertensione arteriosa.
Di fondamentale importanza da affiancare sempre al trattamento farmacologico è la Terapia non farmacologica, incetrata sugli stile di vita e sui fattori di rischio modificabili.

    Bibliografia
  1. Williams B, et al. 2023 ESH Guidelines for the management of arterial hypertension. Journal of Hypertension. 2023;41(6):1113-1200.
  2. Muiesan ML, et al. Linee guida ESH 2023: la scelta della terapia antiipertensiva. OPT-IN. 2024;1:13-20.
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  4. Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa. Linee Guida ESH 2023 per il trattamento dell’Ipertensione Arteriosa. 2023.
  5. Società Italiana di Medicina Generale. Trattamento farmacologico dell'ipertensione arteriosa. Rivista SIMG. 2020;1:8-15.