L’ipertensione arteriosa rappresenta un importante fattore di rischio per le patologie cerebrovascolari, aumentando la probabilità di eventi ischemici ed emorragici a livello cerebrale. Il danno vascolare indotto dalla pressione elevata altera la perfusione cerebrale, favorendo una progressiva disfunzione endoteliale, rigidità arteriosa e ridotta capacità di autoregolazione del flusso ematico.
Alterazioni della regolazione del flusso cerebrale
L’ipertensione arteriosa altera profondamente la capacità dei vasi cerebrali di autoregolare il flusso sanguigno, rendendo il cervello più vulnerabile a variazioni pressorie.
Alterata autoregolazione: nei soggetti normotesi, il flusso sanguigno cerebrale rimane relativamente costante grazie alla capacità dei vasi di dilatarsi o contrarsi in risposta alle variazioni pressorie. Nell’ipertensione cronica, questa capacità viene progressivamente persa, aumentando il rischio di ipoperfusione o iperperfusione in caso di oscillazioni della pressione arteriosa.
Rischio di ipoperfusione: in seguito a riduzioni improvvise della pressione arteriosa, il cervello può andare incontro a episodi di ipoperfusione, con transitorio deficit neurologico e sincope.
Rischio di encefalopatia ipertensiva: in caso di crisi ipertensive, la perdita di autoregolazione vascolare può determinare edema cerebrale diffuso, con cefalea intensa, confusione, alterazioni dello stato di coscienza e, nei casi più gravi, coma.
Queste alterazioni rendono il cervello iperteso più suscettibile a danni vascolari acuti e cronici, enfatizzando l’importanza di un controllo pressorio efficace per la prevenzione delle complicanze neurologiche.
Eventi cerebrovascolari maggiori
Gli eventi cerebrovascolari rappresentano una delle complicanze più temibili dell’ipertensione arteriosa. Il principale evento cerebrovascolare associato all’ipertensione è l’ictus, che può essere ischemico o emorragico:
Ictus ischemico: nella maggior parte dei casi, è legato alla progressione dell’aterosclerosi cerebrale e alla formazione di trombi che occludono i vasi cerebrali. L’ipertensione contribuisce alla formazione e instabilità delle placche aterosclerotiche, aumentando il rischio di trombosi arteriosa o embolia.
Ictus emorragico: l’elevata pressione arteriosa provoca un maggiore stress parietale sulle arteriole cerebrali, favorendo la formazione e la rottura di microaneurismi di Charcot-Bouchard, particolarmente nelle regioni dei gangli della base, talamo, ponte e cervelletto.
Gli eventi vascolari maggiori possono lasciare sequele invalidanti permanenti, come deficit motori, afasia e deterioramento cognitivo, con un impatto significativo sulla qualità di vita del paziente.
Leucoaraiosi e demenza vascolare
Oltre agli ictus, l’ipertensione è responsabile di alterazioni cerebrali più subdole e progressive, che possono passare inosservate fino alle fasi avanzate.
Leucoaraiosi: è una sofferenza cronica diffusa della sostanza bianca sottocorticale, visibile alla risonanza magnetica come aree iperintense, esito di ripetuti microeventi ischemici non percepiti clinicamente. È fortemente associata all’ipertensione e al danno dei piccoli vasi cerebrali.
Demenza vascolare: il progressivo accumulo di danno ischemico cerebrale compromette le funzioni cognitive, portando a declino cognitivo, disturbi della memoria e alterazioni delle capacità esecutive. L’ipertensione è una delle principali cause di demenza su base vascolare.
La compromissione della microcircolazione cerebrale e l’effetto cumulativo dei piccoli infarti lacunari contribuiscono a una progressiva riduzione delle capacità cognitive e funzionali del paziente iperteso.
Conclusione
Le complicanze cerebrali dell’ipertensione arteriosa comprendono sia eventi ischemici acuti, come l’ictus, sia danni cronici progressivi, come la leucoaraiosi e la demenza vascolare. Il mantenimento di un adeguato controllo pressorio e la gestione dei fattori di rischio cardiovascolare rappresentano strategie fondamentali per prevenire il danno cerebrale e le sue conseguenze a lungo termine.
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