La crisi ipertensiva è un rapido e marcato incremento della pressione arteriosa, con valori di pressione sistolica superiori a 180 mmHg e diastolica oltre i 120 mmHg. Se non trattata adeguatamente, può determinare danni d’organo acuti a livello cerebrale, cardiaco, renale e vascolare, richiedendo un intervento medico tempestivo in regime di urgenza o emergenza.
La urgenza ipertensiva è caratterizzata da un aumento pressorio marcato, ma senza danno d’organo acuto. Il paziente può presentare sintomi come cefalea pulsante, disturbi visivi, tachicardia, dispnea e acufeni. Tuttavia, non vi sono segni di compromissione d’organo immediata. La pressione arteriosa deve essere ridotta gradualmente nell’arco di 24-48 ore per evitare il rischio di ipoperfusione cerebrale e renale.
L’emergenza ipertensiva, invece, si verifica quando la pressione arteriosa raggiunge valori critici, superiori a 220/140 mmHg, e provoca danni d’organo acuti, con possibili complicanze come ictus ischemico o emorragico, infarto del miocardio, edema polmonare, dissezione aortica< e insufficienza renale acuta. In questi casi, è necessario abbassare rapidamente la pressione con farmaci per via endovenosa.
La crisi ipertensiva può essere scatenata da diversi fattori, tra cui la mancata aderenza alla terapia antipertensiva, che porta a improvvisi aumenti della pressione arteriosa. Anche condizioni patologiche acute, come insufficienza renale o endocrinopatie (ad esempio il feocromocitoma), possono determinare episodi ipertensivi severi. Fattori come lo stress intenso, l’uso di sostanze simpaticomimetiche (cocaina, anfetamine) o la preeclampsia in gravidanza contribuiscono all’instaurarsi della crisi.
Manifestazioni Cliniche
I sintomi variano a seconda dell’entità dell’aumento pressorio e dell’eventuale coinvolgimento d’organo.
Il paziente può riferire una cefalea intensa, spesso occipitale, associata a disturbi visivi e confusione mentale.
Nei casi più gravi, possono comparire dolore toracico, dispnea< e segni neurologici, questi ultimi indicativi di un danno cerebrale in atto.
Alcuni pazienti presentano epistassi (sanguinamento dal naso), indicativa di una pressione estremamente elevata.
Le crisi ipertensive possono causare danni irreversibili agli organi bersaglio.
A livello cerebrale, la pressione elevata può portare a ictus ischemico o emorragico, con deficit neurologici permanenti. Il cuore può andare incontro a infarto del miocardio o scompenso cardiaco acuto, mentre i reni possono subire un danno ischemico con progressione verso insufficienza renale acuta. La retina può essere coinvolta con edema della papilla ottica e emorragie retiniche.
Trattamento della Crisi Ipertensiva
La gestione della crisi ipertensiva varia in base alla presenza o meno di danno d’organo:
Urgenza ipertensiva (non è associata a danni d'organo acuti):
Controllo pressorio graduale con farmaci antipertensivi orali: la pressione arteriosa deve essere ridotta nell’arco di 24-48 ore per evitare ipoperfusione cerebrale e renale. Si utilizzano ACE-inibitori (captopril, enalapril), calcio-antagonisti (amlodipina, nifedipina a lento rilascio) e beta-bloccanti (labetalolo, metoprololo), scelti in base alle condizioni cliniche del paziente.
Ottimizzazione della terapia antipertensiva a lungo termine: dopo il controllo iniziale della crisi, è fondamentale adeguare il trattamento di mantenimento per prevenire recidive, associando più classi di farmaci e monitorando regolarmente la pressione arteriosa.
Emergenza ipertensiva (associata danno d’organo acuto): è necessario un trattamento immediato con farmaci per via parenterale:
Vasodilatatori come il sodio nitroprussiato, che riduce rapidamente la pressione arteriosa.
Nitroglicerina, utilizzata nei pazienti con ischemia miocardica associata.
Beta-bloccanti come il labetalolo, particolarmente efficace nei casi di emergenza ipertensiva.
Fentolamina, indicata per le crisi ipertensive secondarie a feocromocitoma.
Prevenzione
Per ridurre il rischio di crisi ipertensive, è fondamentale:
Seguire attentamente la terapia antipertensiva prescritta e non sospendere improvvisamente i farmaci.
Monitorare regolarmente la pressione arteriosa e rivolgersi al medico in caso di valori elevati persistenti.
Adottare uno stile di vita sano, con una dieta povera di sodio, attività fisica regolare e controllo del peso corporeo.
Evitare l’assunzione di sostanze che possono indurre ipertensione severa, come alcol e droghe stimolanti.
Conclusione
La crisi ipertensiva è una condizione clinica grave che richiede un’attenzione immediata. Il riconoscimento precoce dei sintomi e un trattamento adeguato sono essenziali per prevenire danni d’organo irreversibili. Il controllo a lungo termine della pressione arteriosa e una gestione ottimale dei fattori di rischio possono ridurre significativamente il rischio di recidive e complicanze.
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