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Ipertensione Arteriosa
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Terapia dell'ipertensione arteriosa
L’obiettivo della
terapia antiipertensiva è quello di prevenire le complicanze e ridurre il rischio cardiovascolare, riportando i valori pressori al di sotto di
140 mmHg per la pressione arteriosa sistolica e di
90 mmHg per la pressione arteriosa diastolica.
Per soggetti ultrasessantenni può essere accettabile come target anche 150 mmHg di sistolica e 100 mmHg di diastolica.
Il primo passo è ovviamente il cambiamento della abitudini di vita, con astensione dal fumo, alimentazione corretta bilanciata e con poco sale, perdita di peso quando c'è eccesso ponderale, ed attività sportiva aerobica costante (almeno 3 volte alla settimana per almeno 20 minuti).
Il trattamento farmacologico dispone di molte e variegate armi che vanno modulate e calibrate sul signolo paziente.
Le classi di farmaci principalmente utilizzati sono:
- Inibitori il sistema renina-angiotensina: agiscono sulla produzione o sull'attività dell'angiotensina
- Ca-antagonisti: impediscono l’ingresso del calcio nelle cellule, riducendo la contrazione
- Diuretici: agiscono sulla volemia
- Farmaci ad azione sul sistema nervoso autonomo: inibiscono lo stimolo vasocostrittore esercitato dal sistema nervoso autonomo
Gli inibitori del sistema renina angiotensina sono essenzialmente:
- Sartani: inibiscono il sistema renina-angiotensina competendo con il recettore per l’agiotensina
- ACE inibitori: inibiscono l’enzima di conversione dell’angiotensina (abr. ACE)
I calcio antagonisti si distinguono:
- Cardiaci: hanno effetto inotroponegativo diminuendo la componente cardiaca dell’ipertensione
- Vascolari: determinano vasodilatazione dimunendo le resistenze periferiche
- Misti: agiscono ad entrambe i livelli
Diuretici riducono la volemia e si distinguono in
- Tiazidici: inibiscono il riassorbimento di sodio e cloro dai tubuli distali
- Dell’ansa: inibiscono il cotrasportatore Na-K-Cl, hanno effetto diuretico più potente dei tiazidici
- Risparmiatori di potassio: inibiscono il riassorbimento di sodio, ma risparmiano il potassio prevenedo ipopotassemia, si usano in genere in associazione ad altri
I farmaci agenti sul sistema nervoso autonomo agiscono sulla regolazione nervosa della pressione arteriosa e si distinguono in:
- Inibitori α2 adrenergici: agiscono a livello centrale (simpaticomimetici) riducono gli impulsi vasocostrittori a partenza dai centri vasopressori del tronco encefalico
- Inibitori α1 adrenergici: agiscono sui recettori α adrenergici a livello periferico con azione vasale veno-arteriolare
- β bloccanti: agiscono sui recettori β adrenergici, una volta di largo impiego non sono più utilizzati in prima battuta ma utilizzati soprattutto nei casi di comorbilità cardiaca.
Nella scelta dei farmaci da somministrare si segue in genere la regola è
ACD (dalle sigle dei farmaci di maggior utilizzo) iniziando la terapia con l’
ACE-inbitore e passando negli step successivi a calcio antagonisti e diuretici. Si inizia in genere con la monoterapia e poi eventualmente si fanno associazioni di più farmaci.
La terapia antipertensiva va modulata su ogni singolo paziente e si trova il giusto mix andando per tentativi.
Per un rischio cardiovascolare basso o moderato si inizia con una monoterapia a basso dosaggio. Si sceglie ACE-inibitore in soggetti di età inferiore a 55 anni. Si preferisce calcio-antagonista o diuretico se il paziente ha età superiore a 55 anni o se è di razza negra.
Se vene raggiunto l’obettivo si prosegue con la terapia scelta.
In caso contrario si passa a dosaggio pieno della stessa monoterapia o si prova un altro farmaco in monoterapia prima a bassa dose e poi a dose pieno.
Se si ottiene un buon controllo con la monoterapia si prosegue con il farmaco efficace al dosaggio efficace, altrimenti si passa ad una terapia a due farmaci a dosaggio pieno.
L’associazione più utilizzata è
diuretico + ACE-inibitore.
Se l’associazione raggiunge il target si prosegue, altrimenti si cambia coppia di farmaci.
Altre coppie possibili sono ACE-inibitore+Ca-antagonista e sartano+diuretico.
Non associare mai ACE-inibitore e sartano.
In caso di fallimento della duplice terapia si può passare ad una triplice terapia con aggiunta di farmaco ad azione simpatico mimetica o di inibizione adrenergica.
Nel caso in cui il paziente sia ad elevato rischio si parte direttamente da una duplice terapia a basso dosaggio, se non funziona stessa a pieno dosaggio o passaggio ad altra combinazione.
Se non funziona la duplice terapia si aggiunge un terzo farmaco con triplice terapia.
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