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Ipertensione Arteriosa
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Ipertensione arteriosa -
Complicanze Vascolari
Nel paziente iperteso i vasi, sottoposti maggior stress parietale, rispondono con modificazioni istologiche della parete che conducono ad un ispessimento arteriolare con iperplasia della tonaca media, restringimento del calibro ed aumento delle resistenze periferiche.
I vasi mantengono la capacità di una ulteriore contrazione, in caso di necessita, ma la risposta vasocostrittiva è più lenta, con livelli più elevati del limite superiore di autoregolazione fisiologica.
L'innalzamento di tale limite fa si che per repentini abbassamenti delle pressione e/o della volemia la risposta vascolare sia più lenta e più facilmente tendente a fenomeni di
ipoperfusione.
In alcune zone dei vasi la tensione parietale esercitata dalla parete non riesce ad essere contenuta dalle modificazioni iperplastiche e possono verificarsi delle erniazioni della parete note come
microaneurismi che possono andare incontro a rottura e fenomeni
ischemici.
Inoltre i vasi rigidi e poco elastici vanno più facilmente incontro a rottura dopo esposizione a forze meccaniche, ad es. in conseguenza di traumi.
Un vaso elastico si piega e torna poi in posizione normale (temporaneo inginocchiamento), un vaso rigido anziché piegarsi si spezza e sanguina. Per cui la perdita di elasticità aumenta il rischio di sanguinamento con i traumi!
Fare particolare attenzione agli anziani ipertesi che battono la testa. Nell’anziano oltre ad una maggiore rigidità vasale, dovuta sia alle modificazioni della senilità che all’ipertensione, nel cranio c’è una minore quota idrica che in fa da ammortizzatore.
Un bambino piccolo con elevato contenuto idrico e vasi molto elastici se batte la testa, a meno che non dia una craniata spaventosa, non si fa nulla, si alza e ricomincia a giocare, al massimo si fa un piantarello. Un anziano iperteso che cade battendo la testa può avere anche per traumi modesti emorragie cerebrali.
L’esposizione dei vasi ad elevate pressioni può causare anche necrosi arteriolare.
Inoltre l’ipertensione è un fattore patogenetico dell’
aterosclerosi, unitamente alle dilipidemie, ed in presenza di aterosclerosi è un fattore favorente la rottura di placca e fenomeni tronmbo-embolici.
Le alterazioni vascolari dell’ipertensione espongono il soggetto iperteso ad una maggiore incidenza di eventi sia ischemici ed emorragici.
I quadri clinici degli eventi vascolari dipendono dai distretti interessati, sono particolarmente pericolose le complicanzae vascolari a livello encefalico e coronarico.
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Complicanze Cardiache
La complicanza cardiaca più frequente, che si verifca per l'esposizione cronica a regimi pressori superiori alla norma è l'
Ipertrofia ventricolare sinistra.
Gli elevati regimi pressori del distretto arterioso induco il cuore ad un maggior lavoro.
Il cuore risponde alle aumentate necessità di maggior forza contrattile con l’apposizione di nuove fibre muscolari miocardiche che determinano ipertrofia, agevolmente visibili all’ECG con uno spostamento dell’asse cardiaco verso sx.
La parte del cuore maggiormente interessata è ovviamente quella sinistra, soprattutto il ventricolo.
La prima parte del cuore ad ipertrofizzarsi è il
setto interventricolare, evidenziabile all’ecocardiografia.
Lo spessore del setto interventricolare va considerato come un campanello di allarme quando supera i
10mm. Tale limite è arbitrario però, dovendo considerare anche le caratteristiche fisiche del paziente: un omone di 100kg, alto 1.90 può avere anche un setto interventricolare di 12 mm. che si considerata normale.
I fenomeni di apposizione di nuove fibre muscolari interessano poi tutte le pareti determinando una
ipertrofia concentrica.
Con il perdurare dello stimolo inizia ad aumentare anche il volume della cavità ventricolare con l’ipertrofia che diventa
eccentrica ed in ultimo per sfiancamento della parete si ha dilatazione con
disfunzione diastolica.
Gli elevati regimi pressori intraventricolari si ripercuotono anche a livello atriale, si possono verificare anche dilatazioni dell’atrio con disarrangiamento delle sue fibre ed insorgenza di artimie sopraventricolari, fino alla
fibrillazione atriale.
Nel soggetto iperteso c’è anche un aumentato rischio di cardiopatia ischemica correlato sia alle
modificazioni vascolari viste in precedenza, che si verificano anche a livello coronarico, che per la cardiomiopatia ipertrofica che è anch’essa un fattore di rischio ischemico.
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Complicanze Cerebrali
Le complicanze cerebrali dell’ipertensione arteriosa sono connesse ad alterazioni della circolazione cerebrale e si configurano come danni d’organo dell’ipertensione che possono essere sia di tipo ischemico che emorragico.
Gli eventi vascolari maggiori sono particolarmente pericolosi e possono lasciare sequele invalidanti o condurre a morte.
La complicanza vascolare più frequente è l’
ictus, nella maggiorparte dei casi associato a fenomeni di tipo aterotrombotico.
Le complicanze emorragiche sono dovute per lo più a rottura di
microaneurismi delle arteriole cerebrali.
Ci sono poi delle complicanze neurologie più sfumate che possono passare inosservate, ma che determinano piccole lesioni che cumulandosi nel tempo possono causare disturbi neurologici.
La
leucoraiosi è una sofferenza cronica, diffusa della sostanza bianca sottocorticale, associata ad ipertensione, causata da piccoli eventi ischemici non percepiti, visibili alla TC encefalica come tanti puntini piccoli bianchi, il cumularsi nel tempo di queste alterazioni ischemiche conduce a demenza vascolare.
Sostanzialmente i danni cerebrali sono dunque conseguenza delle
alterazioni vascolari viste in precedenza.