La depranocitosi, più comunemente nota come anemia
falciforme, appartiene al III gruppo delle anemie essendo sostenuta da un
alterazione qualitativa dell'emoglobina.
L'anemia falciforme (o deprenocitosi) è una malattia su base genetica dovuta ad una sostituzione
dell'aminoacido in posizione 6 delle catene β con una valina, il che da origine
ad una emoglobina patologica chiamata HbS (dove S sta per Sickle dall’inglese
falce da cui il nome anemia falciforme).
In condizioni di eterozigosi un solo gene funzionante può essere
sufficiente a soddisfare le esigenze dell’organismo e può quindi non
manifestarsi la patologia o manifestarsi in forma molto lieve.
In condizione di
omozigosi invece si ha la malattia conclamata piochè tutta l’emoglobina
prodotta e del tipo HbS. Le HbS, a bassa pressione d’ossigeno polimerizzano
dando luogo alla formazione di cristalli birifrangenti che deformano il globulo
rosso facendogli assumere la forma di una falce (da cui il nome anemia falciforme). I globuli rossi falcizzati e
rigidi vengono captati e distrutti dai macrofagi, ne risulta quindi anche una
riduzione della vita media dei GR rossi come avviene nelle anemie del IV
gruppo, con le quali condividono la clinica emolitica. Poiché però la causa dell'L'anemia falciforme (o deprenocitosi)
risiede nell’alterazione dell’emoglobina vengono classificate comunque nel III
gruppo. Inoltre i globuli rossi falcizzati si agglutinano in circolo (si
attaccano l’uno all’altro formando degli ammassi) e vanno ad ostruire i vasi. Il
fenomeno dell’agglutinazione è favorito dalle basse temperature e dalla
disidratazione.
L’anemia si rende manifesta a partire dal VI mese di vita quando
la maggior parte dell’emoglobina fetale è già stata sostituita dalla HBS.
Le manifestazioni cliniche sono riconducibili a:
anemia: pallore, astenia, affaticabilità, ritardo di
crescita, irritabilita
emolisi: ittero, epatomegalia e splenomegalia, coliche
biliari
fenomeni tromboembolici (vasocclusione per agglutinazione): possono
interessare vasi di piccolo calibro con ischemia o microinfarti che determinano episodi
dolorosi prevalentemente a carico del distretto addominale, toracico ed
articolare ed eventualmente priaprismo; possono interessare anche vasi di
calibro determinando fenomeni infartuali maggiori, che posso risultare anche
letali, a livello polmonare, epatico, renale cerebrale e miocardico.
All’emocromo si riscontra un abbassamento dei valori di Hb,
Ht, GR, MCV, MCHC ed MCH, incremento dei reticolociti e degli indici di emolisi
quali bilirubinemia e LDH.
La diagnosi si pone osservando in vitro la
falcizzazione del eritrociti dopo esposizione a sostanze riducenti.
La terapia tradizionale dell'L'anemia falciforme (o deprenocitosi) si avvale di farmaci analgesici,
idratazione ed eventualmente O2terapia per le crisi dolorose e nei casi più
gravi periodiche trasfusioni di sangue con rimpiazzo del 50% del patrimonio
eitrocitario che consente di ridurre le manifestazioni cliniche della malattia
ma presenta effetti collaterali quali isoimmunizzazione, aumentato rischio di
infezioni e sovraccarico marziale. Ultimamente viene impiegata con discreto
successo l’idrossiurea che stimola la produzione di HbF che va in parte a
sostituire la HbS e si è dimostrata in grado di ridurre significativamente la
frequenza e la gravità delle crisi dolorose.
La formza eterozigote dell'anemia falciforme (o deprenocitosi) invece può decorrere in modo el tutto
asintomatico e non manifestarsi mai o avere manifestazioni molto blande. Anche
in caso di assenza di sintomatologia è importante diagnosticare la
presenza di eterozigosi per l'anemia falciforme a scopo preventivo,
poichè dall'unione di due eterozigoti può nascere prole omozigote con
la malattia manifesta.
E' possibile diagnosticare l'anemia
falciforme (o depranocitosi) già in gravidanza tra l'XI e la XIII settimana di gestazione
tramite la villocentesi.