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ACCERTAMENTI E DIAGNOSI
DELLA SPONDILITE ANCHILOSANTE


Per lo studio e la valutazione della spondilite anchilosante è di fondamentale importanza la diagnostica per immagini.

La radiologia tradizionale fornisce numerosi reperti a carico di articolazioni sacroiliache e del rachide.

L’interessamento delle articolazioni sacroiliache è sempre simmetrico, ad eccezione delle fasi inziali in cui può essere anche asimmetrico. Nelle fasi iniziali sono visualizzabili perdita di definizione della rima (I stadio della sacroileite), comparsa di chiazze di atrofia calcare, erosioni superficiali e sclerosi focale della corticale (II stadio della sacroileite). Con il progredire dei fenomeni erosivi compare allargamento dell’interlinea articolare, con il progredire della neoformazione ossea reattiva compare sclerosi subcondrale ileale e ponti ossei che determinano inziale obliterazione della rima articolare (III stadio della sacroileite). Negli stadi avanzati la rima articolare è completamente obliterata, l’osso eburneizzato e compare anchilosi (IV stadio della sacroileite ).

L’interessamento rachideo, a progressione ascendente, interessa prevalentemente le articolazioni intervertebrali dei tratti lombosacrale e dorsale con quadri radiologici piuttosto significativi. I segni radiografici vengono distinti in:


A carico del bacino, l’entesite delle tuberosità ischiatiche e delle creste iliache con la neoformazione ossea reattiva conferiscono ai margini articolari aspetto irregolare, lanuginoso e baffuto.
Per quanto riguarda i segni radiografici delle complicanze la spondilodiscite, nelle fasi avanzate, si palesa con riduzione dello spazio discale, erosioni e disostosi delle lamine limitanti. Nelle fasi iniziali della spondilodiscite, dove i segni radiografici possono essere del tutto assenti, si può ricorrere al la scintigrafia ossea con Tc99 che mostra un’aumentata captazione livello intervertebrale.
Le fratture ossee secondarie, a causa dei fenomeni di erosione e neoformazione, possono apparire mascherate ed essere difficilmente riconoscibili dalla normale Rx., mentre sono ben evidenti alla scintigrafia.
La sublussazione atlo-epistrofea è apprezzabile radiograficamente ma non è visualizzabile nelle proiezioni standard AP ed LL della Rx e richiede proezione LL in flesso-estensione.
La coxite è apprezzabile radiograficamente con impegno concentrico della rima articolare, formazione di geoidi femorali ed acetabolari e negli stadi avanzati con una immagine ad anello circondante il collo femorale dovuta alla presenza di un cercine osteofibroso.
I reperti radiografici compaiono a distanza di tempo dall’esordio dei sintomi, quindi nonostante la loro numerosità e specificità non consentono diagnosi precoce.

Per la diagnosi precoce può essere utile ricorrere alla RMN che attraverso l’identificazione dell’edema osso subcondrale può consentire di porre diagnosi precoce di sacroileite e/o di spondilite a poche settimane di distanza dalla comparsa del dolore lombare o gluteo.

In base ai criteri di New York modificati si può porre diagnosi di spondilite anchilosante qualora siano presenti almeno un criterio radiologico ed uno clino tra i seguenti:

  1. Lombalgia di durata superiore a 3 mesi che migliora con il movimento e non con il riposo;
  2. Limitazione funzionale del rachide lombare nel piano sagittale e frontale;
  3. Ridotta espansione toracica corretta per sesso e per età;
  4. Sacroileite bilaterale di grado II-IV;
  5. Sacroileite monolaterale di grado III-IV.


La prognosi è buona, senza riduzione dell’aspettativa di vita.

La terapia è farmacologia a base di FANS e corticosteroidei, fisioterapica (mobilizzazione passiva, rieducazione funzionale, ginnastica posturale, ginnastica respiratoria) ed eventuale terapia infiltrativa locale con steroidi.
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