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CONDROCALCINOSI (CRISTALLI DI PIROFOSFATO)
E ARTRITE DA IDROSSIAPATITE
Tra le artriti da
microcristalli le più frequenti, dopo la gotta, sono la condrocalcinosi
e l’artrite
da idrossiapatite.
Condrocalcinosi:
è
caratterizzata da
formazione e deposito di cristalli di pirofosfato di calcio
diidrato (PFCD) nella
cartilagine articolare, secondaria ad incremento dei livelli di
pirofosfato
inorganico (PPi).
La forma
idiopatica è la più
frequente ed è correlata alla senilità, la sua incidenza aumenta
all’aumentare
dell’età (10% dopo i 60 anni, 30% dopo gli 80anni).
La forma
dismetabolica
rappresenta il 10% delle condrocalcinosi ed è associata a patologie
dismetaboliche
come obesità, ipertrigliceridemia, ipertensione arteriosa,
aterosclerosi e la
sindrome plurimetabolica.
Rara
invece è la forma
familiare, dovuta a mutazioni dei dei geni CCALI, CCA2 e ANHK, a
trasmissione
autosomica dominante, compare generalmente prima dei 40 anni.
La causa
principale
dell’incremento dei livelli del pirofosfato inorganico è dovuta ad una
riduzione dell’attività della
pirofosfatasi
che idrolizza in pirofosfato
inorganico in ortofostato inorganico. L’attività della pirofosfatasi si
riduce:
nelle condizioni di ipomagnesemia (il magnesio è un coofattore
dell’enzima);
nelle condizioni di ipercalcemia (il calcio è inibitore dell’enzima)
come ad
es. l’iperparatiroidismo; nelle condizioni di ipersideremia (anche il
ferro è
un inibitore dell’enzima) come ad es. l’emocromatosi; nelle condizioni
di
ipercupremia (incremento dei livelli di rame, altro inibitore
dell’enzima) come
ad es. il Morbo di Wilson. Altra condizione di incremento del
pirofosfato
inorganico è l’ipofasfatasia, ovvero una riduzione della fosfatasi
alcalina,
anch’essa in grado di scindere il pirofosfato inorganico. Altro fattore
che
influenza la precipitazione dei cristalli di pirofosfato è l’integrità
delle
strutture articolari: i proteoglicani hanno anche la funzione di
inibire la
formazione dei cristalli, in caso di loro alterazione viene meno la
funzione
inibitoria.
I
cristali di pirofosfato
sono
di forma romboide e di colore giallastro (al microscopio a luce
polarizzata) e
si depositano maggiormente nella cartilagine, con predilezione per la
fibrocartilagine rispetto alla cartillagine ialina. Deposi di cristalli
sono
presenti anche sulla membrana sinoviale che inizialmente appare
edematosa con
infiltrato polimorfonucleato, successivamente iperplastica per
proliferazione
dei sinoviociti e con infiltrato mononucleato.
Le
manifestazioni cliniche sono
molto etereogenee e si distinguono in:
-
Pseudogotta:
rappresenta il
quadro clinico più acuto, colpisce maggiormente le donne ed è la causa
più
frequente di monoartrite acuta nell’anziano; come intuibile dal nome è
molto
simile all’attacco acuto di gotta con segni di flogosi molto evidenti;
il
dolore è intenso e porta ad immobilità dell’articolazione colpita,
rossore,
tumefazione e calore sono molto evidenti e si estendono anche ai
tessuti
circostanti l’articolazione; tali sintomi raggiungono il loro picco in
24h e
poi si attenuano gradualmente fino alla risoluzione in un periodo
variabile da
1 a 6 settimane; l’articolazione più colpita è il ginocchio, seguono in
ordine
di frequenza polso, gomito, anca spalla e caviglia; nel 10% dei casi
possono
essere coinvolte più articolazioni contemporaneamente.
- Forma
poliarticolare simil-
reumatoide: si manifesta con un poliartrite cronica
altalenante con episodi di
acuzie e remissioni che interessa mediamente 2- 3 articolazioni alla
volta in
modo sostitutivo, tipica è la mancata risposta ai FANS.
- Forma simil-
artrosica: si
manifestano con atralgie croniche con dolore di tipo meccanico,
caratteristico
delle forme degenerative, su cui possono (tipo c) o meno (tipo d)
inserirsi
episodiacuti
subentranti.
- Forma
lantanica: asintomatica.
- Forma
neuropatica: estremamente
rara, monoarticolare, simile ad un artropatia neurogena, caratterizzata
da rapida
progressione di danno distruttivo.
Radiograficamente
sono evidenti
le calcificazioni della cartilagine e della fibrocartilagine,
caratteristiche a
livello di ginocchio (menischi, cisti di Baker), polsi
(fibrocartilagine
triangolare del carpo), sinfisi pubica (rara), spalle ed anche.
Le
radiografie e l’esame del
liquido sinoviale permettono di porre diagnosi; può risulta difficile
nella
forma simil- AR in cui è necessaria l’osservazione di alcuni mesi.
La
Prognosi
è generalmente
favorevole ad eccezione dei casi con evoluzione destruente.
Le
terapia delle forme
croniche
si avvale di terapia continuativa di fondo con FANS e colchina a basse dosi e, nelle
riacutizzazioni e nella
pseudogotta, riposo, artrocentesi evacuative e somministrazione di FANS
e
colchina.
Artrite
da idrossiapatite è caratterizzata da formazione
e
deposito in sede articolare e periarticolare di cristalli di
idrossiapatite.
L’idrossiapatite
è il principale
costituente minerale di ossa e denti nonché delle calcificazioni
ectopiche e
patologiche (tipo placche aterosclerotiche), dove generalmente non
causano
reazioni infiammatorie.
I
cristalli di idrossiapatite
sono di
dimensioni molto piccole (microscopio elettronico), isolati o
raggruppati in
piccoli ammassi rotondeggianti (visibili anche al microscopio ottico),
talvolta
birifrangenti, e si depositano negli strati medi e/o profondi di
cartilagine,
sinovia, capsule, legamenti, tendini, entesi, borse e nel liquido
sinoviale.
Il deposito
di cristalli di
idrossiapatite può determinare un’artropatia distruttiva, rara, che
colpisce
maggiormente gli anziani con predilezione per il sesso femminile;
contribuiscono alla forma destruente anche i sonoviociti di tipo A che
dopo
aver fagocitato i cristalli rilasciano enizmi litici; interessa
prevalentemente
spalla (Milwaukee shoulder) e ginocchio con dolore, impotenza
funzionale,
rigidità, instabilità articolare a lenta progressione ma a possibile
evoluzione
in sublussazione con versamento copioso e tumefazione; il liquido
sinoviale è
spesso emorragico ma non infiammatorio, con frequente riscontro di
altri tipi
di cristalli; la radiografia inizialmente è negativa, i depositi sono
radiotrasparenti, successivamente mostra i caratteri distruttivi della
patologia.
Cristalli di
idrossiapatite sono
riscontrabili anche in corso di osteoartrosi, probabilmente quale
conseguenza e
non causa; ma la loro presenza accelera l’evoluzione dell’osteoartrosi.
Le
calcificazioni da
deposito di cristalli sono rilevabili con radiografia ed ecografia.
La
terapia prevede
l’utilizzo di FANS; colchina ed artrocentesi evacuative.