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STENOSI MITRALICA
Si definisce
stenosi
mitralica un restringimento dell’ostio mitralico,
ovvero della valvola che separa l’atrio sinistro dal ventricolo
sinistro.
Le
cause di
tale restringimento sono generalmente post
reumatiche o post infettive, seguentemente ad evoluzione fibrotica di
processi infiammatori che determinano una riduzione della motilità dei
lembi valvolari per ispessimento e fibrosi delle cuspidi, formazioni di
aderenze, fusione di commisure valvolari e di corde tendinee ed
accorciamento delle corde tendinee.
Meno frequentemente la stenosi può essere dovuta a vegetazioni
endocardiche, formazioni neoplastiche trombotiche e molto raramente è
di tipo congenito.
La ridotta rigidità delle cuspidi e la loro ridotta mobilità
determinano difficoltà dell’apertura con diminuzione dell’area
mitralica in apertura.
L’
area mitralica
in condizioni fisiologiche è
variabile da 4 a 5 cm
2,
quando scende sotto i 2,5 cm
2; si
verifica un
incremento dei valori pressori dell’atrio sinistro.
A seconda dell’entità della pressione atriale le alterazioni
emodinamiche possono estendersi a ritroso (a monte) fino
all’insufficienza cardiaca destra e congestione sistemica.
L’
atrio, per
forzare l’ostacolo dato dal restringimento valvolare e
garantire il riempimento ventricolare, deve incrementare la sua “forza
propulsiva” e va incontro ad un incremento della sua pressione interna.
L’aumento pressorio in atrio sinistro se da un lato favorisce il
passaggio di sangue al ventricolo dall’altro determina una maggiore
resistenza al passaggio di sangue dalla circolazione venosa polmonare
all’atrio.
Le
vene polmonari
vanno per tanto incontro ad incremento di
pressione e distensione proporzionale alla maggior resistenza atriale.
Si incrementa quindi la circolazione venosa polmonare con incremento
del contenuto idrico nelle vene polmonari (
vene pletoriche e
reclutamento di nuove vene).
Quando il sistema venoso è già
massimamente disteso e non riesce più a contenere i liquidi si ha
trasudazione di liquido dalle vene agli alveoli con comparsa di
edema
polmonare, che a secondo della sua gravità può essere
asintomatico o
determinare
dispnea,
dapprima solo da sforzo, poi anche a riposo.
Per
l’incremento pressorio nella circolazione polmonare possono aprirsi dei
circoli collaterali con le vene bronchiali le quali, sottoposte a
maggior pressione possono andare in contro a rottura e determinare
emotissi.
L’incremento pressorio nella circolazione venosa polmonare determina
anche un aumento della resistenza al passaggio di sangue dal
sistema
arterioso polmonare a quello venoso polmonare con un
incremento di
pressione anche nelle arterie polmonari che, per forzare le resistenze
venose e garantire il passaggio di sangue vanno in contro a
vasocostrizione ed ispessimento della parete (iperplasia dell’intima ed
ipertrofia della media) con sviluppo di
ipertensione polmonare.
Il
ventricolo destro,
per immettere sangue nella circolazione polmonare
deve incrementare la sua forza propulsiva e va incontro anch’esso ad un
incremento dei valori pressori che generalmente riescono a mantenere
una funzione ventricolare normale, ma talvolta non riescono a pompare
tutto il sangue della camera ventricolare nell’arteria polmonare con
ridotto svuotamento ventricolare, ipertensione telediastolica ed
insufficienza cardiaca destra.
L’incremento dei valori pressori in
ventricolo destro possono determinare anche un incremento dei valori
pressori nell’
atrio destro,
che a sua volta diviene un ostacolo al
passaggio di sangue dalle vene cave all’atrio con congestione sistemica
(turgore giugulare, ascite, edemi).
La
funzionalità
ventricolare sinistra è generalmente risparmiata dalla
patologia valvolare, solo raramente si può avere una riduzione della
funzione ventricolare sinistra per diminuzione del riempimento
ventricolare ed aumento del post carico.
La contrazione ventricolare
può essere compromessa anche per concomitante insorgenza di altre
patologia cardiache; in fatti il 60% delle stenosi mitraliche si
associano a turbe del ritmo.
Le
manifestazioni
cliniche iniziano con
dispnea
da sforzo, inizialmente per sforzi intensi, poi anche lievi ed
infine anche a riposo cui si associano
astenia ed,
affaticamento.
Per incremento dei valori pressori della circolazione polmonare si può
avere anche
edema
polmonare e rottura di vene bronchiali con
tosse ed
emotissi.
L’atrio sinistro, dilatato, può andare a comprimere il nervo laringeo
determinando
raucedine
e
voce bitonale.
Gli incrementi pressori possono determinare anche incompleto
svuotamento delle camere cardiache con facilita alla formazione di
trombi
che possono poi essere pompati nella circolazione sistemica,
dando
embolia sistemica
o in quella polmonare con trombo
embolia
polmonare.
L’insorgenza di
turbe
del ritmo, che sono più spesso di tipo
tachicardico, possono determinare palpitazioni.
All’
esame
obiettivo i reperti più significativi soni i reperti
ausculatatori; l’apertura della mitrale, più rigida del normale e con
un gradiente transmembrana determina un caratteristico
schiocco,
maggior mente udibile all’apice, ad esso fa di solito seguito un
soffio
diastolico rullante causato dalla movimento delle cuspidi
valvolari
rigide, parzialmente occludenti il lume che si muovono sotto il flusso
sanguigno, quando le cuspidi diventano calcifiche, rigide e non più
mobili il soffio scompare; quando la valvola mitrale è ancora mobile il
I tono
può essere percepito anche palpatoriamente.
La difficoltà di
passaggio di sangue dall’atrio al ventricolo determina un allungamento
della fase diastolica con ritardata chiusura della mitrale e presenza
di
primo tono sdoppiato
e di intensità aumentata; nei casi gravi, con
stenosi serrata e cuspidi inflessibili il primo tono si riduce
d’intensità; quando la valvola è ancora mobile le alterazioni della
fase diastolica possono essere percepite palpatoriamente, in decupito
laterale sinistro anche un fremito diastolico apicale.
Per incremento
dei valori pressori in aorta polmonare si può avere anche
sdoppiamento
del II tono; per ipertrofia ventricolare destra può essere
percepito un
impulso anteriore sostenuto sulla parasternale sinistra.
Oltre all’obiettività cardiaca, per interessamento del polmone si
riscontrano anche i reperti plesso acustici dell’
edema polmonare e
dell’
ipertensione
polmonare.
Nelle fasi avanzate di malattia sono presenti anche segni quali la
facies
mitralica (colorito rosso-cianotico degli zigomi con
cianosi dei
prolabi),
pulsatilità
giugulare,
edemi
ed
ascite.
All’
ECG
si evidenzia uno sdoppiamento dell’onda P dovuto
all’ingrandimento atriale sinistro ed una deviazione del QRS verso
destra per ipertrofia ventricolare desta, a cui eventualmente si
associano i reperti delle turbe del ritmo (il 60% delle stenosi
mitraliche sono associate a turbe del ritmo).
L’
ecocardiografia
bidimensionale, integrata con studio Doppler,
consente la valutazione della
morfologia e delle dimensioni delle camere cardiache e delle valvole.
La mitralica stenotica si caratterizza per la presenza di lembi con la
forma di
bastone da
Hockey con parallelo movimento anteriore in
diastole.
Per la valutazione della compromissione anatomica della valvola si
valutano ispessimento dei lembi e loro motilità, calcificazioni e
fusione dell’apparato valvolare, a ciascuno dei quali si attribuisce un
valore da 1 a 4. Per valori complessivi inferiori a 8 la valvola
conserva la sua flessibilità ed il pz è elegibile per valvoloplastica a
palloncino o commisurotomia. Per valori complessivi superiori a 10 la
valvola e rigida, inflessibile e calcifica e non idonea a riparazione,
va sostituita.
Per la
valutazione
funzionale della stenosi si utilizza il parametro
morfologico dell’area mitralica in associazione al gradiente
transvalvolare, da valutarsi mediante ecocardiografia doppler e prevede
tre stadi:
- Lieve: gradiente
minore di 5 mmHg ed area
maggiore di 1,5 cm2;
- Moderata: gradiente
tra 5 e 10 mmHg ed area
maggiore tra 1 ed 1,5 cm2;
- Serrata: gradiente
superiore a 10 mmHg ed
area minore di 1 cm2.
Il
cateterismo
cardiaco consente una valutazione accurata della gravità
della stenosi con determinazione dei valori pressori itracamerali
(atrio e ventricolo) ed il relativo gradiente transvalvolare ed è
importante
per una completa valutazione pre operatoria.
La
radiografia
del torace è utile per la valutazione delle dimensioni
delle cavità cardiache e della compromissione polmonare.
Nella completa espressione fenotipica di malattia il cuore in
proiezione AP appare triangolare con rettilineizzazione del III arco di
sinistra per dilatazione del ventricolo sinistro e protrusione
dell’atrio nello spazio del cono polmonare.
La dilatazione dell’atrio
determina anche la presenza di un doppio contorno dell’atrio dx.
(l’atrio sx grande sporge posteriormente dal confine dell’atrio dx.) ed
in proiezione laterale compressione dell’esofago. Talora sono
identificabili calcificazioni valvolari. Lo studio dei campi polmonari
consente di valutare la pressione polmonare media.
La valutazione dei
campi
polmonari consente una valutazione indicativa della
pressione
media nella circolazione venosa polmonare: la redistribuzione di flusso
con dilatazione delle vene apicali indica una pressione venosa
polmonare media tra 15 e 18 mmHg, la presenza di linea settali B di
Kerley (fini linee orizzontali parallele, visibili agli angolo
costofrenici) è espressione di edema interstiziale, generalmente con
pressione venosa polmonare media superiore a 20 mmHG; iperdiafania
ilare ad ali di farfalla, espressione di edema alveolare indica una
pressione venosa polmonare media superiore a 30 mmHg.
La
terapia
si
avvale di presidi medici e chirurgici.
E’ indicata in tutti si soggetti la profilassi dell’endocardite
batterica.
Nei pazienti con forme lievi di stenosi mitralica ed
asintomatici può essere opportuna la somministrazione di farmaci per il
controllo della frequenza sotto sforzo (beta bloccanti), nei casi di
ipertensione venosa polmonare diuretici per evitare la congestione
polmonare, antiartimici, quando presenti turbe del ritmo (generalmente
digitale per fibrillazione atriale), terapia anticoagulante per l e
complicanze emboliche.
Per la risoluzione della stenosi è necessaria la terapia chirurgica.
Nelle forme con valvole ancora flessibili si ricorre alla
valvuloplastica percutanea a palloncino o valvulotomia, nelle forme con
lembi rigidi ed inestensibili diviene necessaria la sostituzione
valvolare.