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MALATTIA DI KAWASAKY
(O SINDROME MUCOCUTANEA LINFONODALE)
La
malattia di Kawasaky
è una vasculite peditrica che colpisce i
bambini al di sotto degli 8 anni, l’80% circa dei soggetti affetti
hanno età inferiore a 5 anni con una mediana di insorgenza di 2 anni.
Presenta lieve predilezione per il sesso maschile (rapporto
maschi/femmine 1,4:1).
La malattia di Kawasaky è ubiquitariamente diffusa in tutto il mondo
con
incidenza lievemente più alta tra la popolazione giapponese.
Può manifestarsi durante tutto l’anno ma sono più frequenti nei periodi
invernali e primaverili, talvolta mostra andamento endico all’interno
di una stessa comunità, senza però evidenza di diffusione da persona a
persona.
Il quadro d’esordio tipico della malattia di Kawasaky è acuto febbrile,
simil infettivo, cui segue
interessamento diffuso di cute, mucose e linfonodi.
E’ nota anche con il nome di sindrome mucocutanea linfonodale per via
dell’interessamento si cute, mucose e linfonodi.
L’
eziologia
non è conosciuta, ma le modalità d’esordio (acuta febbrile)
e i dati epidemiologici suggeriscono la possibile attribuzione di
agente scatenante ad insulti di tipo infettivo.
La
patogenesi
non è chiarita in tutti gli aspetti. Nelle fasi attive
della malattia si ha una riduzione dei linfociti CD8 ed un aumento dei
linfociti CD4 con danno endoteliale citochino mediato ed attivazione
dei linfociti B con produzione di autoanticorpi AECA (anti endothelial
cell antibodies) che determinano danno delle cellule endoteliali sia
mediante citolesività complemento mediata che tramite ADCC
(citotissicità anticorpo dipendente mediata da cellule).
Il
quadro
clinico caratteristico della malattia di Kawasaky evolve
per tappe e si caratterizza
per:
-
Esordio acuto febbrile: caratterizzato
rapido innalzamento della temperatura corporea, superiore a 39° con
febbre, di solito intermittente, associata ad irritabilità,
occasionalmente anche a letargia e coliche addominali intermittenti. Se
non trattata la febbre dura mediamente 1-2 settimane.
-
Congiuntivite: entro 2 giorni
dall’inizio dello stato febbrile compare una iperemia congiuntivale
bilaterale senza essaudato (congiuntivite
bulbare bilaterale non
suppurativa).
-
Eruzioni muco-cutanee: dopo la
congiuntivite compaiono manifestazioni flogistiche diffuse a carico di
cute e mucose.
Entro 5 giorni dall’episodio febbrile si manifesta un
rush
polimorfo eritemato maculare al tronco che può assumere
caratteristiche orticarioidi, morbilliformi o scarlattiniformi e si
accompagna ad infiammazione mucosa. L’interessamento mucoso si
manifesta prevalentemente con eritema delle labbra con
fissurazioni,
disepitelizzazione e sanguinamenti, eritema della lingua che può andare
incontro a disepitelizzazione (lingua
a fragola) ed iperemia della
faringe.
In V giornata di solito compaiono anche modificazioni delle
estremità con palmi delle mani e piante dei piedi che
presentano
eritema rosso porpureo ed edema variabile, più spesso lieve, ma teso,
duro e con segno della fovea negativo.
Entro la prima settimana
dall’inizio della febbre può comparire anche leuconichia parziale
(pallore unguale) di mani e piedi.
-
Fase desquamativa: in X giornata inizia
la desquamazione, sovente a partenza dalle zone periungueali. Gli
strati cutanei superficiali si desquamano in grosse falde le quali, una
volta distaccatesi lasciano una cute sottostante di aspetto normale.
Spesso alla desquamazione si associa piastrinosi.
-
Risoluzione: dopo la desquamazione si
ha, entro tre mesi, la risoluzione completa delle manifestazioni
cliniche con normalizzazione della VES e scomparsa dei segni e dei
sintomi con una restitutio ad integrum, senza esiti reliquati, eccezion
fatta per alcune manifestazioni ungueali con la persistenza di solchi
trasversali, giallastri, noti come linee di Beau.
-
Linoadenopatia: durante tutto il decorso
della malattia, in oltre il 50% dei pazienti, si presentano delle
linfoadenomegalie, tipicamente a livello cervicale, con tumefazioni
linfonodali (diametro superiore a 1,5 cm.), dolenti, non suppurative.
-
Manifestazioni rare: talvolta possono essere presenti,
durante il decorso della malattia,
anche manifestazioni poco specifiche a carico di altri organi ed
apparati quali atralgie/artriti, prevalentemente a carico delle grandi
articolazioni, uretrite, meningite asettica, diarrea, idrope della
colecisti e uveite anteriore.
- Complicanze:
la complicanza più temibile è dovuta al coinvolgimento del cuore, che
si manifesta nel 50% dei pz, che talvolta può essere silente e talvolta
(15-33%) può presentarsi come arterite coronarica con dilatazione ed
aneurismi a carico delle arterie coronariche che possono anche
associarsi a miocardite, angina pectoris, infarto, insufficienza
cardiaca, turbe del ritmo, pericardite, tamponamento cardiaco.
Le
alterazioni
biuomorali della malattia di Kawasaky sono aspecifiche e
comuni a molti altri processi
infiammatori.
Si riscontra un notevole incremento della VES,
leucocitosi, lieve anemia e trombocitosi (in 2-3 settimana)
L’approfondimento diagnostico è rivolto prevalentemente
all’individuazione del coinvolgimento cardiaco (ECG, ecocardiogramma,
angiografia coronarica).
La
diagnosi
si basa essenzialmente sulla clinica. Per porre diagnosi di
malattia di Kawasaky è necessaria la presenza di febbre dal almeno 5
giorni più 4 tra i seguenti criteri:
- Congiuntivite bilaterale non essaudativa
- Alterazioni mucosali orali, almeno uno
tra i seguenti:
- Secchezza, arrossamento,
fissurazioni verticali delle labbra
- Lingua a fragola
- Eritema diffuso della mucosa
- Rush polimorfo al tronco
- Alterazioni a carico delle estremità,
almeno uno tra i seguenti:
- Eritema palmare e plantare
- Edema indurativo di mani e piedi
- Desquamazione a partire dalla punta
delle dita
- Linfoadenopatia cervicale acuta non
purulenta con almeno un linfonodo di diametro superiore a cm. 1,5
La
prognosi
è benigna ad eccezione delle forme a coinvolgimento
coronarico.
La
terapia
si avvale di somministrazione di acido acetilsalicilico che può essere
utile nella
prevenzione e nella riduzione della manifestazioni coronariche; si
possono associare anche immunoglobuline ad alto dosaggio e nei casi più
gravi si può ricorrere ad intervento di by-pass aorto coronarico.
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