L'
Ipogammaglobulinemia iper IgM è una
immunodeficienza legata al cromosoma X che si caratterizza per un la
presenza di elevati livelli di IgM ( da cui il nome iper IgM) ed
assenza delle altre classi di immunoglobuline.
Le IgM sono le prime
immunoglobuline ad essere prodotte nella risposta immune e
successivamente compaiono anche le altre immunoglobuline in seguito ad
un processo chiamato switching isotipico (scambio di classe). Affinchè
si realizzi tale scambio di classe è necessaria l’interazione tra i
linfociti B e linfociti T che avviene tramite l’interazione tra il CD40
(espresso sulla superficie del linfociti B). ed il CD40L (espresso
sulla superficie del linfociti T).
Qualsiasi mutazione che alteri la
funzione del CD40 e/o del CD40L e/o del sistema che trasduce il segnale
proveniente dal CD40 determina un deficit dello switching isotipico.
Nel 70% dei casi l’alterazione interessa il CD40L, in tal caso la
ipogammaglobulinemia iper IgM è genosomica legata alla X e quindi
prevalente nei maschi, il restante
30% dei casi di iper IgM è autosomica recessivo con mutazioni genetiche
a carico di CD40 e/o citidina deamminasi.
Il processo di maturazione antigene dipendente dei linfociti B, che
sottende il meccanismo patogenetico della iper IgM avviene nei centri
germinativi dei linfonodi che vanno incontro a dilatazione ed
iperplasia dando origine a linfoadenopatia.
Il numero dei linfociti T e B è normale con questi ultimi che appaiono
anomali per presenza sulla membrana solo IgM ed IgD, sono aumentate le
IgM sieriche e carenti le altre classi di immunoglobuline.
La clinica si manifesta con infezioni ricorrenti da piogeni, ipetrofia
tonsillare, adenomegalia laterocervicale e splenomegalia.
Le sedi
maggiormente interessate dai processi infettivi sono orecchio medio,
polmone (caratteristica è quella da Penumocisti carinii) e bocca.
L’iper produzione di IgM può determinare anche la comparsa di
immunoglobuline rivolte contro le cellule ematiche (anemia,
neutropenia, piastrinopenia), possibile anche insorgenza di nefriti ed
artriti.
La prognosi è intermedia, la terapia è sostitutiva e sintomatica ed in
caso di neutropenia trapianto di midollo.
IMMUNODEFICIENZA
COMUNE VARIABILE (ICV)
L’immunodeficienza comune
variabile è nota anche come ipogammaglubulinemia ad
esordio tardivo poichè si manifesta ritardo rispetto alle altre
immunodeficienze primitive.
Viene definita comune poiché è la patologia più frequente dopo
il deficit selettivo di IgA e variabile per la sua elevata
eterogeneità:
età
di esordio variabile dai 15 a 40 anni;
ereditarietà variabile può essere
sporadica, autosomica
recessiva, autosomica dominante;
coinvolgimento linee cellulari vairabile: l'alterazione
della risposta immune può
essere prevalente a carico del linfociti B o prevalente a carico dei
linfociti T. Trattasi comunque di difetti funzionali con numero di
linfociti sia T che B nella norma;
meccanismi
immunodeficitari variabili: possono essere responsabili
della malattia eccessiva attività T suppressor, scarsa attività T
helper,
difetti intrinseci della funzione delle cellule B, la presenza di
autoanticorpi diretti contro le cellule B o T);
livelli
di immunoglobuline variabili: l'unica costante è la
riduzione delle IgG, il coinvolgimento delle altre classi di
immunoglobuline varia: le IgA sieriche possono essere ridotte o
normali, le IgA
secretorie presenti o assenti, le IgM ridotte o normali;
alterazioni
linfonodali variabili: i linfonodi possono presentare sia
ipoplasia che iperplasia.
Il quadro clinico
dell'immunodeficienza comune variabile si caratterizza per la presenza
di episodi infettivi
ricorrenti a carico dell’apparato respiratorio (Haemophilus influenzae
e pneumococchi) e dall’apparato digerente (Giardia Lambda), poliartriti
settiche e non, frequenti anche epato e spleno e linfoadenomegalia,
spesso anche altre manifestazioni autoimmuni (anemia, granulopenia,
vitiligine artrite reumatoide).