Le immunodeficienze
combinate severe (SCID) rappresentano il 25% di tutte le
immunodeficienze.
Sono un gruppo di immunodeficienze caratterizzate dalla presenza di
difetti genetici, generalmente monogenici, che causano anomalie della
differenziazione e/o della funzione sia dei linfociti T che dei
linfociti B (combinate).
Si realizza per tanto una inefficienza sia
dell’immunità umorale che della cellulo mediata con manifestazioni
cliniche molto severe
e se non trattate portano a morte entro i primi
anni di vita o addirittura in pochi mesi.
Il deficit dell’immunità umorale e cellulo mediata conferisce una
abnorme suscettibilità ad infezioni di ogni tipo virali, batteriche,
fungine e protozoarie.
La manifestazioni
cliniche principali sono la presenza di candidosi
orale, infezioni respiratorie, infezioni erpetiche letali e diarrea
intrattabile. La diarrea severa e
continua determina malassorbimento ed arresto della crescita con
malnutrizione, tale da richiedere la nutrizione parenterale.
Laboratoristicamente
sono sempre presenti linfopenia con deficit di
linfociti T ed agammaglobulinemia, mentre i linfociti B possono essere
numericamente ridotti o normali.
Le immunodeficienze severe combinate
in cui si ha riduzione del numero sia dei linfociti B che T vendono
definite SCID TB-.
Le immunodeficienze severe combinate in cui si ha un deficit di
linfociti T con un numero normale o elevato di cellule B ma scarsamente
funzionanti e che non producono quindi immunoglobuline
(agammaglobulinemia) vengono definite definite SCID T-B+.
La diagnosi
deve essere il più precoce possibile, e può essere fatta anche prima
della nascita tramite prelievo di sangue dal cordone ombellicale.
Le alterazioni
genetiche più frequenti delle immunodeficienze severe
combinate sono:
Deficit della catena γ comune: trattasi
di una componente dei
recettori di diverse citochine tra cui IL 2, IL 4, IL7, IL 9 e 15 che
sono indispensabili sia per i linfociti T che B (ad. es IL / è
indispensabile sia per la maturazione dei linfociti T che dei linfociti
B). E’ la più frequente ed è legata al cromosoma X (X-SCID). I
recettori di queste interleuchine sono accoppiati alla JAK3 (tirosin
chinasi che trasduce il segnale), per tanto anche alterazioni a carico
della JAK3 hanno lo stesso effetto.
Deficit di RAG 1 e RAG 2: a trasmissione
autosomica dominante,
costituiscono circa la metà delle SCID BT-. RAG 1 e RAG 2 regolano la
ricombinazione somatica dei geni per le immunoglobuline e per il TCR
(recettore delle cellule T) durante lo sviluppo delle cellule T e B.
Non vengono quindi assemblati ne immunoglobuline ne TCR. Ne esiste una
variante dove RAG 1 e RAG 2 conservano parzialmente la loro funzione
nota come come sindrome di Omenn.
Deficit di ADA (adenosin
deaminasi): è il deficit autosomico recessivo più
frequente nella SCID,
interessa la via di salvataggio dei nucleotidi ed è responsabile della
trasformazione dell’adenosina in inosina. Il deficit determina accumulo
di metaboliti tossici dei linfociti con danno maggiore a carico dei
linfociti T. La riduzione dei linfociti sia (T che B) è più lenta ma
progressiva. Alla clinica delle SCID si aggiungono alterazioni
osteocartillaginee a carico di coste, pelvi e vertebre. Dosaggio ADA in
linfociti e eritrociti aumento urinario di adenosina e
desossiadenosina.
Deficit di PNP (purinonucleoside
fosforilasi): è più rara, autosomica
recessiva, interessa anch’essa la via di salvataggio dei nucleotidi,
responsabile delle reazioni che trasformano inosina in ipoxantina e
guanosina in guanina. Il deficit determina accumulo di metaboliti
tossici con riduzione progressiva dei linfociti T. Rispetto al deficit
di ADA è meno grave, la funzione delle cellule T e B può essere
mantenuta nelle fasi precoci della malattia ed in seguito decresce
gradualmente, con età d’esordio variabile, più tardiva ma prima dei 7
anni. La clinica consta di infezioni ricorrenti sostenute
prevalentemente da CMV e varicella, anemia megaloblastica, talvolta
emolitica e nei 2/3 dei casi alterazioni neurologiche.
Deficit delle MCH: sono indispensabili
per la presentazione
dell’antigene ai linfociti T. Quando sono interessate le molecole MHC
di classe II, necessarie per la presentazione ai linfociti CD4, si ha
una riduzione dei CD4 e della loro successiva stimolazione dei
linfociti B con manifestazioni cliniche severe e prognosi infausta.
Quando interessa le molecole MHC di classe I, necessarie ai CD8, il
quadro clinico è meno severo.
In accordo con i criteri
diagnostici ESID/PSID si può porre diagnosi
definitiva di immunodeficienza combinata severa in
soggetti, sia maschi
che femmine, di età inferiore di due anni con positività di entrambi i
seguenti criteri:
Primo criterio: positivo in presenza di almeno uno tra:
Attecchimento di linfociti T materni acquisiti per via placentare
linfociti CD3<20%, linfociti<3000µl
Secondo criterio: positivo in presenza di almeno uno tra:
mutazione catena comune γ,
mutazione JAK3,
mutazione RAG 1 o RAG 2,
mutazione di IL7Rγ, e. attività ADA <2% o mutazioni in entrambi gli alleli ADA.
Si pone invece diagnosi
probabile di immunodeficienza combinata severa
in soggetti, sia maschi che femmine, di età inferiore di due anni con
presenza di almeno uno tra:
Probabile Attecchimento di linfociti T materni acquisiti per via placentare
linfociti CD3<20%, linfociti<3000µl e risposta linfoproliferativa inferiore al 10%
presenza di linfociti materni nella circolazione
La terapia
si basa su gammaglobuline a dosaggi elevati, trattamento
vigoroso con antibiotici, antivirali ed antifungini, profilassi per
Pneumocystis Carini, camere sterili e trasfusioni. Il trapianto di
midollo osseo è risolutivo.