La Malattia di von Willebrand è una malattia emorragica caratterizzata
da deficit quantitativo e/o qualitativo del fattore di von Willebrand.
Il fattore di von Willebrand viene prodotto dalla cellule endoteliali e
nei megacariociti dove viene assemblato in forma di multimeri. In parte
viene liberato nel plasma dove circola complessato all’FVIII:C,
prroteggendonlo da precoce rimozione e rendendolo disponibile solo
quando serve. In parte viene immagazzinato nelle cellule endoteliali e
nei megacariociti (e quindi anche nelle piastrine); presenta siti
recettoriali per il collagene e i complessi di mebrana GPIIb/IIIa e
GPIb, svolgendo un ruolo importante nella fase di
aggregazione ed
adesione piastrinica.
Il deficit di fattore di von Willebrand determina quindi diminuzione di:
attività
piastrinica (deficit di aggregazione ed adesione
piastrinica)
attività
plasmatica (deficit della funzione di trasporto e
protezione del fattore VIII)
La malattia di von Willebrand presenta:
forma
acquisita (secondaria ad altri processi morbosi, quali
disordini di tipo mieloproliferativo, linfoproliferativo, tiroideo,
autoimmune, tumore di Wilms, angiodispalsia, sindrome di Ehlers-Danlos,
stenosi aortica) ed una
forma
congenita ereditaria dovuta a mutazioni puntiformi e
delezioni.
La forma
ereditaria della malattia di von Willebrand è la
coagulopatia congenita più frequente.
A seconda del tipo di mutazione responsabile della patologia la
mallattia di von Willebrand acquisita si distingue in:
Tipo
I: detta anche forma classica, è il tipo più frequente
(70%), è a trasmissione autosomica dominante e caratterizzata da
deficit quantitativo. Risultano diminuiti sia il fattore
di von
Willebrand che il FVIII:C.
Tipo
II: è a trasmissione autosomica, più spesso di tipo
dominante, raramente recessiva. Il difetto è qualitativo con assenza
dei multimeri di von Willebrand ad alto peso molecolare; il
fattore di von Willebrand e FVIII:C possono essere normali o
ridotti
Tipo
III: è a trasmissione autosomica recessiva. Mancano del
tutto sia del fattore di von Willebrand che i suoi multimeri
ed il FVIII:C è fortemente ridotto.
Le manifestazioni
cliniche consistono in emorragie prevalentemente di tipo piastrinico
ma anche di tipo plasmatico.
Le manifestazioni più frequenti consistono in una sindrome
emorragica muco-cutanea con ecchimosi, epistassi, menometrorragie o
sanguinamento successivo a traumi o in occasione di interventi
chirurgici.
Nelle malattia di von Willebrand di tipo III la sindrome emorragica è
più grave con emartri ed emorragie spontanee.
Le indagini
di laboratorio da eseguire sono:
Tempo
di emorragia: esplora la fase vasculo-piastrinica della
coagulazione; è sempre aumentato ad eccezione di aclune frome lievi di
tipo I dove può essere anche normale.
Tempo
di tromboplastina parziale attivato: esplora la
funzionalità della via estrinseca (tra cui il fattore VIII) e risulta
spesso allungato ma può essere, nelle forme lievi, anche
normale.
Attività
coagulante del fattore VIII (FVIII:C): eplora la
funzionalià del fattore VIII che in corso di malattia di von
Willebrand, per deficit della funzione di trasporto e protezione del
fattore di von Willebrand può risulatere ridotto. Nel caso di pazienti
con malattia lieve è poco indicativo essendo molto variabile e potendo
risultare non di rado normale. Nei casi gravi è quasi sempre ridotto ma
può essere anche normale.
Aggregazione
piastrinica indotta da ristocisteina(RIPA o test di Born):
esplora la capacità di adesione ed aggregazione delle piastrine in
risposta a ristocisteina ed è indice della funazionalità delle
piastrine. Risulta spesso alterato (60-70%) dei casi ad eccezione di
forme lievi di tipo I.
Dosaggio
del coofattore ristocisteinico (vWFR:Co): misura la
capacità del fattore di von Willebrand plasmatico di indurre
l’aggregazione delle piastrine (piastrine lavate prive di vWF in
presenza di ristocisteina). E’ il test più sensibile e
specifico.
Test
immunologici: tramite metodi immunologici è possibile
dosare anche l’antigene del fattore di von Willebrand (vWF:Ag) e del
fattore VIII (FVIII:Ag).
Generalmente uno o più di questi test risultano alterati, ma poiché
possono risultare normali e variare nel tempo è opportuno riperterli
più di una volta a distanza di tempo.
La maggior parte dei pazienti affetti presenta una sindrome emmorragica
lieve e può non avere necessità di terapia,
salvo terapia preventiva in previsione di interventi chirurgici
importanti.
Nei casi gravi si può ricorre all’uso della vasopressina (DDAVP) ed
eventualmente anche di FVIII:C.