Per emorragia si intende la fuoriuscita di sangue da un vaso.
Le malattie
emorragiche possono
essere congenite o acquisite e sono causate da inefficienza
dell'emostasi dovuti ad uno o più dei seguenti meccanismi patogenetici
alterazioni vascolari
deficit qualitativi e/o quantitivi della
funzione delle piastrine
deficit qualitativi e/o quantitativi dei
fattori della
coagulazione
I dati
anmestici, con particolare
riferimento all’età d’insorgenza delle manifestazioni emorragiche,
forniscono
indicazioni utili per l’identificazione della patologia responsabile
delle
manifestazioni emorragiche.
Le emorragie del
periodo neonatale
sono
sovente dovute a disordini ereditari dell’emostasi, malattia emorragica
del
neonato o presente di anticorpi antipiastrinici materni.
Le emorragie del
bambino
che si
verificano con emartri in coincidenza dell’inizio dell’attività motoria
sono
dovute in genere ad emofilia.
Le emorragie
dell’adulto
sono
acquisite o ereditarie silenti che si manifestano in particolari
condizioni
quali traumi o interventi chirurgici.
La clinica
con il riscontro
obiettivo di determinate
manifestazioni emorragiche può fornire altre informazioni utili sul
tipo di
patologia.
Le
principali manifestazioni emorragiche sono:
Petecchie:
sono delle
piccole emorragie
capillari puntiformi che hanno l’aspetto di piccole macchie della cute
(con
risparmio del derma), di colore prima rosso violaceo e poi spento.
Possono essere
spontanee o provocate e si verificano più frequentemente in zone
sottoposte a
maggior pressione. Sono sovente espressione di deficit piastrinico
Porpora:
è
l’insieme delle petecchie che assume l’aspetto di un’area di colore
rosso
porpureo che con il tempo diviene brunastra, giallastra e verdestra.
Sono
sovente espressione di alterazione della fase vasculo-piastrinica
dell'emostasi.
Ecchimosi:
sono
versamenti emorragici
che interessano superficialmente la cute o le mucose, possono
essere
di piccole dimensioni, generalmente per deficit piastrinico,
o di
grandi dimensioni, generalmente per deficit plasmatico.
Ematomi:
sono
versamenti emorragici
profondi, generalmente per
deficit plasmaticio
Emartri:
sono dei
versamenti emorragici che
si verificano a livello del cavo articolare, sono caratteristici degli
stati
emofilici in corrispondenza dell’acquisizione delle
capacità
deambulatorie.
Gengivorragie:
sono emorragie
che si verificano a
livello gengivale, più spesso causate da deficit piastrinico.
Epistassi:
sono emorragie
che si verificano a
livello nasale, più spesso causate da deficit piastrinico.
Emorragie
interne: sono emorragie
profonde che si
verificano a livello degli organi interni e si manifestano con
ematemesi
(sangue nel vomito), melena (sangue nelle feci), ematuria (sangue nelle
urine)
e menometrorragia (sanguinamenti uterini). Possono presentarsi sia in
caso di
alterazioni
vasculo-piastriniche che plasmatiche.
I test
di
laboratorio utilizzati per la valutazione degli aspetti
dell’emostasi
sono:
Conta
piastrinica: valuta il numero delle piastrine circolanti
che è nella norma per valori compresi tra 150.000 e
450.000 mm3.
Consente di
individuare la presenza
di una piastrinopenia.
Strisco
di sangue periferico: consente una prima
valutazione della morfologia piastrinica e di individuarne grossolane
alterazioni, indicative di piastrinopatia.
Test
di Born: valuta l'aggregazione piastrinica in vitro dopo
esposizione a sostanze aggreganti (es. ristocetina) e consente di
individuare alterazioni funzionali delle piastrine, indicative di piastrinopatia.
Tempo
di
emorragia (TE): tempo necessario all’arresto del sanguinamento
di una
lesione
cutanea. Si valuta inserendo una lama da bisturi in un portalama a
scatto con cui si
lede la cute della faccia volare dell’avambraccio, mentre con uno
sfingomanometro si
applica
una pressione costante di 40 mmHg, ed ogni 30 secondi si assorbe il
sangue con
carta bibula. Il test è nella norma per valori di arresto
dell’emorragia
inferiori a 7 min. Esplora
globalmente la fase
vasculo-piastrinica
con maggiore sensibilità per la fase
piastrinica, è normale nei difetti
isolati
della coagulazione (emofilia).
Tempo
di
tromboblastina parziale attivato (PTT): valuta la
funzionalità della
via
intrinseca (fattori XII, XI, IX e VIII) e della via comune. (formazione
del
coagulo di fibrina in plasma ricalcificato dopo incubazione con caolino
e
cefalina) E’ normale tra i 22 e i 35 secondi. Generalmente però non
viene
espresso in secondi ma con il rapporto tra il PTT del paziente ed il
PTT di un
pool di plasma normale che si chiama PTT ratio ed ha un
valore normale
tra 0,8
ed 1,2. Una sua alterazione riflette un deficit della via intrinseca
della coagulazione e/o della via comune
Tempo
di
protrombina (PT) o tempo di Quick: valuta la funzionalità
della via
estrinseca e della via
comune (formazione del coagulo di fibrina
in plasma
citrato addizionato con tromboplastina tissutale e Ca++). E’ normale
tra i 10 e
i 15 secondi. generalmente però non viene espresso in secondi ma con il
rapporto tra il PT del paziente ed il PT di un pool di plasma normale
da cui si
ottengo PT ratio ed INR (PT ratio elevato all’ISI con ISI che è un
numero che
tiene conto del reagente utilizzato) ha un valore normale tra 0,9 ed
1,2. E’ alterato
in caso di deficit di fattore VII, X, V, II (trombina) e riflette un
deficit della via estrinseca e/o della via comune.
Il tempo di trompoplastina parziale attivato e il tempo di protrombina
sono gli esami di
riferimento per la valutazione della funzionalità delle vie della
coagulazione.
Il
riscontro di allungamento del
tempo di trompoplastina parziale attivato con tempo di protrombina
normale è indicativa di deficit della via intrinseca.
Il riscontro di allungamento del
tempo di protrombina con tempo di trompoplastina parziale
attivato normale è indicativa di deficit della via estrinseca.
Il riscontro di allungamento
sia del tempo di trompoplastina parziale attivato che del tempo di
protrombina è indicativa di deficit della via comune.