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INSUFFICIENZA MITRALICA
Si definisce
insufficienza
mitralica quella patologia valvolare nella
quale viene meno la contenzione della valvola mitralica con passaggio
retrogrado di sangue dal ventricolo sx. all’atrio sx. durante la
sistole.
L’insufficienza mitralica viene distinta in primitiva quando riguarda
l’apparato valvolare e secondaria quando è conseguenza di dilatazione
della cavità ventricolare.
Le cause dell’insufficienza mitralica possono essere dovute a
malattia
reumatica e processi infiammatori in genere, ove
l’evoluzione fibrosa
determina deformità, retrazioni ed accorciamento dei lembi valvolari o
delle corde tendinee.
Le corde tendine sono spesso alterate e retratte
anche in esito a patologie degenerative, più spesso di tipo mixoide.
A
queste si aggiungono le forme di miocardiopatia dilatativa.
L’insufficienza valvolare può essere dovuta anche ad episodi acuti tra
cui infarto dei muscoli papillari ed endocarditi infettive che possono
esitare in danni tricuspidali come alterazione dei margini e
perforazioni o in danni a carico delle corde con rottura.
Le insufficienze valvolari che insorgono acutamente possono essere
rapidamente fatali, mentre quelle ad insorgenza cronica sono meglio
tollerate per l’intervento di meccanismi di compenso cardiaco
(
ipertrofia eccentrica).
Per via della perenne comunicazione tra atrio e ventricolo parte del
sangue contenuto nella cavità ventricolare che in condizioni
fisiologiche sarebbe destinato ad essere pompato in aorta, viene
spedito per via retrograda nuovamente nell’atrio. Si viene così a
creare una
riduzione
della frazione di eiezione ed un incremento dei
volumi atriali. Nelle forme di insufficienza severa fino al 70% del
sangue può refluire nell’atrio.
L’incremento del sangue in
atrio
determina un incremento dei valori pressori nell’atrio ed a ritroso
anche nella circolazione polmonare, come visto anche per la stenosi
mitralica.
E qui potrebbe sorgere la domanda perché aumentano i volumi?
Se il sangue del ventricolo va un po’ in atrio e un po’ in aorta nella
circolazione sistemica ci va una minore quantità sangue (sangue del
ventricolo meno quello del rigurgito) e quindi torna al cuore la minore
quantità che risommandosi poi quella rimasta per via del rigurgito
dovrebbe dare volumi normali … presto spiegato: in tutte le condizioni
di ipovolemia periferica si instaurano rapidissimamente dei meccanismi
di compenso (richiamo dei liquidi extracellulari e ritenzione idrica)
per cui in realtà aumenta in toto la circolazione, per tanto in atrio
ci saranno il sangue “normale” più il rigurgito con conseguente
dilatazione ed aumento dei valori pressori. Poiché nell’atrio c’è una
quantità di sangue è maggiore anche la quantità di sangue che in
diastole passa dall’atrio al ventricolo con un aumento dei volumi
ventricolari.
Il
ventricolo
è in grado di adeguarsi al maggior volume,
e quindi alla maggior forza necessaria per “pompare” il sangue andando
in contro ad
ipertrofia
eccentrica con aumento del volume della cavità
e dello spessore della parete muscolare.
Anche l’
atrio
va incontro a
dilatazione,
riuscendo così a contenere parzialmente l’incremento dei
valori pressori intra triale. Tanto più lentamente aumentano i volumi,
tanto più efficienti sono i meccanismi di compensi; per cui le
insufficienze mitraliche croniche atrio e ventricolo sono in grado di
accogliere una maggior quantità di sangue (dilatazione) ed è possibile
anche una valida contrazione (ipertrofia) con conservazione di una
adeguata funzione cardiaca.
La
dilatazione
ventricolare però (come visto nelle cause
dell’insufficienza mitralica) contribuisce ad incrementare
l’incontinenza valvolare per dilatazione dell’anulus e peggiora
l’insufficienza con mitralica con incremento della quota di sangue che
rifluisce e riduzione di quella normalmente pompata nella circolazione
periferica.
Nelle forme di
insufficienza
mitralica acuta (ad es.
infarto papillare) il cuore non ha il tempo di adeguarsi con un
massiccio afflusso di sangue per via retrograda dal ventricolo
all’atrio che, non dilatato, va incontro ad innalzamento vertiginoso
della pressione intracamerale cui può seguire edema polmonare acuto,
shock cardiogeno e morte.
Le
manifestazioni
cliniche dell’insufficienza mitralica cronica sono
correlate all’entità del rigurgito da cui dipende sia la riduzione
della gittata cardiaca che gli aumenti pressori in atrio e poi anche
nella circolazione polmonare.
Nelle forme lievi ed iniziali è
asintomatica,
i primi segni a comparire sono l
’astenia
e la facile
affaticabilità, compare poi la dispnea, dapprima per sforzi sostenuti,
poi anche lievi ed in ultimo anche a riposo.
La sovrapposizione di
turbe
del ritmo è molto meno frequente rispetto alla stenosi e
si
aggira intorno al 10% dei casi, mentre rari sono i fenomeni di embolia
sistemica per via del continuo lavaggio atriale.
I
segni
obiettivi più evidenti sono quelli auscultatori, sebbene
talvolta, soprattutto nelle fasi iniziali possono mancare.
Il
II tono
risulta indebolito e può essere anche sdoppiato per anticipo della
chiusura delle semilunari aortiche in relazione alla minore gittata
cardiaca.
Durante la sistole il reflusso di sangue attraverso la
mitrale determina la comparsa di un
soffio
che può essere
telesistolico, mesotelesistolico o olosistolico a secondo dell’entità
del rigurgito. Nei rigurgiti gravi è ovviamente olosistolico essendo
presente notevole passaggio retrogrado durante tutta la fase della
sistole.
Nelle forme di insufficienza grave può essere presente anche
un
III tono
da apertura mitralica, talvolta associato a
rullio
mesodiastolico, dovuti a riempimento torrenziale del
ventricolo
sinistro.
L’
ECG
non fornisce reperti significativi, ma può evidenziare la
deviazione assiale sinistra per ipertrofia eccentrica ventricolare,
nonché l’aumento dei volumi delle camere sinistre.
La radiografia nelle forme croniche mostra l’ingrandimento dell’ombra
cardiaca con incremento e dilatazione delle camere sinistre, meglio
evidenziabile in proiezione LL con la compressione dell’esofago.
Nelle forme acute mancano i reperti cardiaci ma sono visibili quelli
dell’edema polmonare.
L’
ecocardiografia
bidimensionale, transtoracica o transesofagea,
integrata con studio Doppler, consente la valutazione della morfologia
e delle dimensioni delle camere cardiache e delle valvole, evidenzia il
rigurgito e ne consente una valutazione quantitativa.
Il
cateterismo
cardiaco consente una valutazione accurata delle
dimensioni e dei valori pressori nelle camere cardiache.
La
terapia
si avvale di presidi medici e chirurgici.
Nelle forme di insufficienza mitralica lieve ci si può limitare alla
sola profilassi dell’endocardite batterica.
Nelle forme di insufficienza mitralica moderata si aggiungono
vasodilatatori per diminuire il post carico, eventualmente associati a
cardiocinetici per incrementare la contrazione.
In caso di edema polmonare si aggiungono diuretici ed in caso di turbe
del ritmo antiaritmici.
Nelle forme gravi si deve ricorre a sostituzione della valvola.