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STENOSI AORTICA
Si definisce
stenosi
aortica la patologia valvolare responsabile
dell’ostacolo al passaggio di sangue, attraverso la valvola aortica,
dal ventricolo sinistro all’aorta.
La stenosi aortica può essere dovuta a restringimento dell’anulus
fibroso, rigidità delle semilunari, retrazioni delle corde tendinee e
restringimento del tratto di efflusso del ventricolo sinistro.
La
causa
principale, responsabile della maggior parte delle stenosi aortiche è
la degenerazione fibro calcifica delle semilunari aortiche e può essere
associata a malformazioni (ad. es valvola bicuspide) che sottopongono
le cuspidi ad un maggior insulto meccanico, associata a fenomeni
infettivi (es. malattia reumatica) ad evoluzione cicatriziale fibro
calcifica, associata a senilità con degenerazione delle fibre collagene
ad evoluzione fibrosa e deposi nodulari di calcio sul versante aortico
delle cuspidi.
Le stenosi aortica determina una difficoltà al passaggio di sangue
attraverso la valvola con resistenza all’eiezione ventricolare.
Per superare la resistenza all’eiezione ventricolare aumenta la
pressione all’interno del ventricolo sinistro con un aumento del
gradiente pressorio ventricolo-aorta, proporzionale al grado di
stenosi.
Il sovraccarico pressorio cronico stimola la proliferazione in
parallelo dal pericardio all’endocardio delle miofibrlle cardiache con
sviluppo, quale meccanismo adattativo, di
ipertrofia concentrica
(senza
dilatazione) proporzionale al grado si stenosi.
La stenosi è
generalmente progressiva e per lungo tempo compensata dall’ipertrofia
concentrica.
L’ipertrofia miocardica se da un lato compensa le maggiori necessità di
forza propulsiva per pompare il sangue nella circolazione periferica,
dall’altro determina alterazioni diastoliche e metaboliche del
ventricolo.
Il miocardio ipertrofico è più rigido, si rilascia meno e si riempire
meno durante la diastole, con riduzione del precarico.
La ridotta
compliance ventricolare, unitamente all’aumento pressorio nella camera
ventricolare, determina un maggior sforzo da parte dell’atrio sinistro
nel tentativo di riempire il ventricolo che si traduce in un incremento
dei valori pressori anche in
atrio
che a ritroso si ripercuotono anche
sulla circolazione polmonare con edema polmonare.
Le
alterazioni
metaboliche riguardano l’aumentata necessità d’ossigeno
e la sua ridotta disponibilità di ossigeno che possono evolvere in
ischemia
miocardica!
Il miocardio ipertrofico ha un maggior numero di miofibrille (aumento
delle unità contrattili che necessitano di ossigeno), è sottoposto ad
un maggior lavoro per forzare il “blocco stenotico” (maggior necessità
di ossigeno per maggior lavoro) e si contraggono per più tempo con
allungamento della sistole (necessità di ossigeno per un tempo più
lungo); il che determina un aumento delle esigenze metaboliche del
miocardio che è una delle cause della cardiopatia ischemiche.
A questo
si aggiunge una ridotta disponibilità dell’ossigeno causata da
accorciamento della diastole (il cuore sinistro viene irrorato
prevalentemente in diastole) una riduzione della pressione nell’aorta
(le coronarie originano all’inizio dell’aorta) e compressione dei rami
coronarici intra miocardici.
La stenosi aortica è molto spesso
asintomatica
La comparsa dei sintomi, dopo un periodo più o meno lungo di latenza
senza sintomi, rappresenta un fattore prognostico negativo con
sopravvivenza media di circa 5 anni.
Le
manifestazioni
cliniche sono la
classica triade angina, sincope e dispnea.
- Angina: è
generalmente il primo sintomo a comparire e riflette la
condizione di ischemia da aumentate richieste metaboliche e riduzione
d’ossigeno e può evolvere in infarto miocardico, più spesso sub
endocardico (in questa sede pressione intramurale più elevata e maggior
sensibilità al danno ischemico), talvolta anche transmurale.
- Sincope: dovuta ad
una diminuzione della gittata cardiaca per
incapacità del miocardio di pompare il sangue in aorta, spesso è
seguente a sforzi, quando aumentano le esigenze periferiche che il
miocardio non è in grado di soddisfare con ridotta perfusione cerebrale
e coronarica. Alla sincope contribuisce anche l’ipotensione da
vasodilatazione periferica, l’ischemia che deprime la funzione
ventricolare sinistra e l’eventuale presenza di aritmie che possono
complicare la stenosi aortica.
- Dispnea è secondaria
agli aumenti pressori nella circolazione
polmonare, cui segue l’edema polmonare.
Nelle
fasi avanzate di malattia compaiono sintomi da bassa gittata con
astenia e cianosi e sintomi polmonari come ortopnea e dispnea
parossistica notturna.
All’
esame
obiettivo ispettivamente la cianosi e la dispnea a riposo
sono visibili solo nelle fasi terminali della malattia.
Palpatoriamente è apprezzabile polso piccolo e tardo, itto puntale
intenso e sostenuto nel V spazio intercostale e fremito sistolico al II
spazio intercostale, talvolta anche allo sterno ed alla punta.
Alla
percussione l’aia cardiaca risulta inizialmente nella norma ed
aumentata con il progredire della patologia.
I reperti obiettivi più significativi sono quelli auscultatori.
L’apertura della valvola stenotica, la sua chiusura e la maggio durata
della sistole (valvola aperte per più tempo) determinano alterazione
dei toni cardiaci.
L’apertura della valvola rigida determina uno
schiocco di apertura
(click sistolico) sul focolaio aortico ed alla punta, che talvolta
simula lo sdoppiamento del I tono.
L’allungamento della sistole
determina una ritardata chiusura della valvola aortica che può
coincidere con la chiusura della valvola polmonare e determinare la
scomparsa del fisiologico sdoppiamento del II tono o superare il tempo
di chiusura della polmonare e determinare lo
sdoppiamento paradosso del
II tono.
Talora sono udibili anche un III ed un IV tono, indici di
ridotta compliance ventricolare e di aumentato lavoro atriale.
Il passaggio di sangue attraverso la valvola aortica stenotica
determina la comparsa di un soffio rude, irradiantesi anche a i vasi
del collo, udibile lungo tutta la sistole che inizia immediatamente
dopo il primo tono, raggiunge il suo massimo alla metà della fase
sistolica e si riduce progressivamente nella seconda metà della sistole
fino al II tono (
soffio
olositolico in crescendo decrescendo o a
diamante).
In alcuni pazienti, per incompleta coaptazione delle cuspidi calcifiche
si può udire anche un soffio protodiastolico per presenza di rigurgito.
L’
ECG
è nelle norma nelle fasi iniziali di malattia, nelle fasi
avanzate può porre in evidenza l’ipertrofia (deviazione del QRS) e le
anomalie della ripolarizzazione (onda T e tratto ST), ma sono reperti
aspecifici.
La
radiografia
del torace è negativa nelle fasi inziali, nelle fasi
avanzate può evidenziare aumento dell’ombra cardiaca (ipertrofia ed
eventuale dilatazione) ed alterazioni della circolazione polmonare
(ipertensione polmonare ed edema polmonare).
L’
ecocardiografia
bidimensionale, integrata con lo studio Doppler,
consente la valutazione della morfologia e delle dimensioni delle
camere cardiache (ipertrofia concentrica del ventricolo sinistro) e
delle valvole (ispessimento calcificazione ed aspetto cupoliforme in
sistole); di stimare l’area valvolare ed il gradiente transvalvolare.
Il
cateterismo
cardiaco produce maggiori dettagli morfologici ed
emodinamici rispetto all’ecocardiografia ed è un utile approfondimento
diagnostico, obbligatorio per valutazione preoperatoria.
La gravità della stenosi viene calcolata in relazione all’estensione
della superficie valvolare in:
- Lieve con area
maggiore di 1,5 cm2;
- Moderata con area
compresa tra 1 ed
1,5 cm2;
- Medio-serrata con
area compresa tra 1 e 0,75 2;
- Serrata con
area minore di 0,75 cm2.
Nelle forme di stenosi lievi ed asintomatiche non è necessaria
terapia
ad eccezione della prevenzione dell’endocardite batterica, nelle forme
gravi con comparsa di sintomatologia si necessita di terapia chirurgica
con sostituzione valvolare.
Valvulotomia e valvuloplastica danno scarsi
risultati e quando si necessita di terapia chirurgica si ricorre alla
sostituzione della valvola.