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Cardiopatie Ischemiche
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CARDIOPATIA ISCHEMICA
La
cardiopatia
ischemica è una patologia del muscolo cardiaco causata
da una riduzione dell’apporto di sangue e quindi di ossigeno al
miocardio che può essere dovuta ad una effettiva riduzione dell’apporto
di ossigeno per patologia coronarica o una riduzione relativa dovuta ad
un aumento della richiesta di ossigeno per patologia miocardica (es.
miocardiopatia ipertrofica).
In entrambi i casi l’ossigeno che arriva al muscolo cardiaco non è in
grado di soddisfare le sue richieste con effetti reversibili
consistenti in dolore toracico (
angina)
o irreversibili con necrosi del
tessuto cardiaco (
infarto).
In condizioni fisiologiche il cuore
utilizza come fonte energetica principale gli acidi grassi con
produzione di ATP attraverso la attraverso la β
ossidazione.
In
condizioni di ipossia la β ossidazione non è utilizzabile e la via
metabolica principale diventa la glicolisi anaerobia che però produce
meno ATP.
La carenza di ATP determina un ridotto funzionamento della pompa
sodio/potassio con alterazioni del potenziale di membrana, responsabile
dell’instabilità elettrica, e diminuzione del trasporto del calcio con
suo accumulo intracellulare, attivazione della chinasi e rilascio di
enzimi lisosomiali che provocano necrosi cellulare.
Durante la fase ischemica l’ipossia determina ipocinesi della zona
colpita con riduzione della forza contrattile ed a secondo di quanto è
estesa l’area ischemica l’ipocinesia può determinare riduzione della
gittata cardiaca e della pressione arteriosa.
Nella fase di riperfusione si attiva invece la glicolisi aerobia che
ripristina più rapidamente i livelli di ATP e porta, non nell’immediato
dopo un certo periodo di tempo più o meno lungo in base all’entità
dell’ischemia, al ripristino della funzione elettrica e metabolica,
sempre se non siano insorti durante la fase ischemica danni
irreversibili (necrosi).
La cardiopatia ischemica è frequentemente dovuta a
patologia coronarica
con riduzione del flusso sanguinio attraverso i vasi arteriosi
cardiaci, spesso sostenuto da aterosclerosi.
L’
aterosclerosi
coronarica è di norma segmentale con placche che si
riscontrano prevalentemente a livello delle biforcazioni e che
determinano occlusione variabile del lume arterioso.
Occlusioni inferiori al
50%
di solito non danno sintomatologia, almeno
in condizioni basali ma possono determinare angor in seguito ad un
aumento delle richieste d’ossigeno da parte del tessuto cardiaco.
La
patologia coronarica è frequentemente sostenuta dalla presenza di
placche che determinano un restringimento del lume vasale con
diminuzione del flusso.
L’interessamento dei grandi vasi coronarici è
grave sia per l’ampiezza del territorio di irrorazione delle arterie
coronariche sia per la mancanza di circoli collaterali.
L’interessamento dei piccoli vasi coronarici è invece meno grave per la
minore estensione del danno ischemico e per la presenza di circoli
collaterali.
Il sintomo principale delle ischemie cardiache è l’
angor o
angina:
dolore toracico acuto retrosternale a possibile irradiazione lungo
l’arto superiore sx., talvolta riferito in regione epigastrica che
recede spontaneamente senza lasciare reliquati, quando si prolunga per
oltre 20 minuti all’ischemia fa seguito la necrosi tessutale e si
sviluppa quindi infarto.
L’angina pectoris viene distinta in angina stabile, instabile e di
Prinzmetal.
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