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ACCERTAMENTI PER LA DETERMINAZIONE DELL'ANGINA


In presenza di dolore toraco tipo angina sia in atto che riferito in anamnesi è necessario un approfondimento diagnostico.
La diagnostica strumentale per la valutazione dell’angina e della patologia coronarica si avvale di:
  • ECG: spesso normale con evidenza solo di eventuali episodi infartuali pregressi, se eseguito durante la crisi anginosa mostra sottoslivellamento ST e le inversioni dell’onda T che poi scompaiono a riposo.
    Nell’angina di Prinzmetal si può avere anche sopra slivellamento.
  • Test ergometrico: consiste nell’eseguire l’ECG prima, durante e dopo prove da sforzo per stabilire se si manifestano episodi ischemici con lo sforzo e che entità di sforzo determina l’’ischemia.
  • Test provocativo di tipo farmacologico: si esegue in pazienti non in grado di svolgere il test da sforzo, consiste nella somministrazione di farmaci cronotropi e inotropi positivi a breve emivita per valutare la comparsa di angor sotto stress cardiaco.
  • Monitoraggio dell’ECG nelle 24 ore secondo Holter: consiste nel far indossare al paziente un elettrocardiografo per 24 ore in modo da valutare l’attività elettrica e contrattile del paziente peer 24 ore ed evidenziare la comparsa di ischemie silenti che si verificano nel corso della giornata anche in assenza di sintomatologia clinica evidente.
  • Ecocardiografia: studia la morfologia del cuore e consente di evidenziare aree di ipocinesia ed alterazioni della contrattilità globale e segmentale della muscolatura cardiaca ed eventuali aree cicatriziali, esiti di pregressi infarti.
  • Scintigrafia: radioisotipi somministrati si legano ai miociti mentre le zone ischemiche e necrotiche non captano il radiofarmaco, può essere eseguita anche sotto sforzo con aree ipocaptanti che si palesano in relazione allo sforzo e diventano poi normocaptanti con la cessazione dello sforzo.
  • Coronarografia: è invasiva e si esegue in casi gravi, consente di valutare lo stato dell’albero coronarico e le stenosi presenti, a mezzo coronarografia è possibile anche applicare degli stent per ricanalizzare i vasi stenotici.


TERAPIA DELL'ANGINA


La strategia terapeutica della patologia anginosa prevede la prevenzione degli episodi acuti e la risoluzione della stenosi coronarica. Fondamentale l’eliminazione dei fattori rischio e quindi astensione dal fumo, trattamento di ipelipidemia, obesità ed ipertensione ed altre condizioni patologiche, eventualmente presenti, che interferiscono con la funzionalità cardiaca. La terapia per la risoluzione della patologia coronarica si avvale di presidi farmacologici e trattamenti chirurgici.

I farmaci maggiormante utilizzati per la prevenzione degli episodi acuti e per il controllo dell'ostruzione delle coronarie sono:
  • Nitrati: sono farmaci a breve durata di azione che si utilizzano per le crisi anginose.
  • β bloccanti: diminuiscono il consumo di ossigeno da parte del muscolo miocardico e sono utili me ridurre l’ischemia da sforzo, non hanno efficacia relativamente all’attività basale. Riducono sensibilmente anche la mortalità post infartuale, utilissimi quindi anche dopo episodio infartuale.
  • Calcio antagonisti: (nifedipina, verapamil, diltiazem) riducono il consumo di ossigeno miocardico e dilatano il circolo coronarico, ma presentano rischio aritmico non associabili a cardio tonici e β blocanti.
  • Acido acetilsalicidico: (aspirinetta) si somministra a basso dosaggio, previene l’aggregazione piastrinica, riduce il rischio trombotico e di eventi acuti.

La terapia chirurgica consiste nel risolvere meccanicamente, a mezzo di interventi invasivi, gli ostacoli al flusso arterioso.
La chirurgia NON è alternativa alla terapia farmacologia che va effettuata in tutti i pazienti con patologia coronarica anche se chirurgicamente trattati.
Le principali procedure chirurgiche sono:
  • Angioplastica coronarica transluminale percutanea (o angioplastica a palloncino): consiste nell’introduzione di una guida in un’arteria periferica, che viene fatta avanzare a ritroso fino al tratto coronarico stenotico, con successivo inserimento di un catettere a palloncino che giunge grazie alla guida nel tratto stenotico. Il gonfiaggio ripetuto del pallongino consente di dilatare meccanicamente il tratto stenotico e riduce sensibilmente la stenosi coronarica, talora la elimina del tutto.
  • By bass orto coronarico: si preleva un tratto di vena, generalemente safena e la si utilizza per connettere l’aorta ad un tratto coronarico, eludendo il tratto stenotico.
  • Applicazione di Stent: in inserisce nel tratto stenotico, a mezzo coronarografia un tubo cavo espandibile che dilata meccanicamente la stenosi, ha minore incidenza di ristenosi rispetto all’angioplastica, ma è più trombogeno e necessita di terapia anticoagulante aggressiva. Gli stent di più recente introduzione (di seconda generazione) sembrano avere meno effetto tromboplastico.
  • Aterectomia: consiste nella distruzione della placca attraverso un particolare cilindro fenestrato dotato di lama che elimina le placche.


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