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OSTEOARTROSI (ARTROSI)
L’
osteoartrosi,
meglio conosciuta con il nome di artrosi è una malattia
degenerativa cronica delle articolazioni diartrodali, ad andamento
progressivo, caratterizzata dalla presenza di lesioni degenerative e
produttive.
L’artrosi è l’artropatia più frequente (in Italia colpisce circa il
20% della popolazione), ha predilezione per il sesso femminile e la sua
prevalenza cresce all’aumentare dell’età, raggiungendo il suo picco
massimo nella settima decade di vita.
L’artrosi presenta ereditarietà
diretta dovuta a predisposizione genetica, essendo più frequente in
soggetti con anamnesi familiare positiva per artrosi, ed un indiretta
dove l’artrosi è secondaria ad altre patologie genetiche che
determinano alterazioni del metabolismo o della funzione articolare.
L’artrosi può essere distinta in:
- artrosi primaria: su
base genetica,
può essere localizzata o generalizzata
- artrosi
secondaria: dovuta ad anomalie di sviluppo, traumatismi,
patologie articolari ed ossee, patologie dismetaboliche etc. ...
Le articolazioni presentano uno stato di equilibrio biomeccanico
determinato da carico normale su cartilagine normale.
Qualsiasi fattore che determini alterazioni del carico o dell’integrità
della cartilagine è in grado di determinare artrosi.
Tra i fattori di rischio per l’artrosi si annoverano:
- Età:
con la senilità si hanno modificazioni biochimiche della
cartilagine per perdita di acqua, diminuzione del rapporto condroitin 4
solfato/ condroitin 4 solfato e diminuito turn over di proteoglicani ed
acido ialuronico con rallentamento della formazione dei loro legami. In
sostanza la cartilagine
perde resistenza ed elasticità ed è più
suscettibile alle sollecitazioni meccaniche.
-
Malformazioni o mal posizionamenti articolari: determinano
alterazioni del carico, assumo maggiore
importanza per l’artrosi degli arti inferiori soprattutto
ginocchio
(ginocchio varo o valgo) ed anche (coxa vara e plana).
-
Instabilità articolare: l’iper lassità legamentosa causa
traumatismi
ripetuti, sub lussazioni e lussazioni e predispone ad artrosi.
-
Attività professionali: alcune professioni espongono a
micro
traumatismi ripetuti le articolazioni, caratteristiche sono la
lomboartrosi degli autisti di mezzi pesanti e l’artrosi agli arti
superiori
per gli adetti all’utilizzo dei martelli pneumatici.
-
Attività sportive: anche l’attività sportiva espone a
micro
traumatismi le articolazioni; alle sollecitazioni microtraumatiche si
possono aggiungere anche lassità legamentosa o fattori traumatici
maggiori per infortuni sportivi; caratteristiche sono la coxoartrosi
nelle ballerine, la gonartrosi nei calciatori e l’artrosi delle mani
nei judoisti.
-
Eventi traumatici: i traumi fratturativi possono
determinare
incongruenze delle superfici articolari ed instabilità, i traumi
distrattivi possono determinare lassità dei legamenti, i traumi
contusivi possono causare contusioni cartilaginee.
-
Infiammazione: gli stati flogistici articolari,
soprattutto cronici,
possono determinare alterazioni dell’integrità strutturale della
cartilagine.
-
Obesità: l’obesità è un fattore di rischio importante che
interferisce sia sul carico, per via del sovrappeso che le
articolazioni devono sostenere, che sulla cartilagine per via delle
alterazioni dismetaboliche connesse all’obesità.
Nella
cartilagine l’unico elemento cellulare vitale è il condrocita che
provvede alla produzione dei costituenti della matrice extracellulare e
dei vari enzimi necessari al ricambio ed al rinnovamento della matrice.
La matrice extracellulare dal canto suo protegge il condrocita dagli
insulti
meccanici.
Per alterazioni del carico o per minor resistenza della cartilagine,
nelle zone articolari sottoposte al carico si producono
lesioni
degenerative della cartilagine: inizialmente si verifica
una riduzione
del quantità e dell’integrità dei proteoglicani a cui segue
frantumazione delle fibre di collagene con minor “protezione” del
condrocita che va incontro a sofferenza e poi morte. Con la morte del
condrocita venie meno anche la produzione dei componenti della matrice
e degli enzimi necessari al ricambio con una ulteriore perdita di
"protezione" ed esposizione di condrociti, realizzandosi così un ciclo
di
autopotenziamento del processo degenerativo.
Nelle fasi iniziali del
processo degenerativo si ha una perdita di levigatezza della
cartillagine che evolve poi in franche ulcerazioni cartilaginee ben
delimitate che aumentano progressivamente in profondità fino ad
arrivare a denudare l’osso sub condrale.
L’
osso,
privo della protezione
cartilaginea, nelle zone sottoposte al carico, va incontro ad un
ispessimento delle trabecole con
sclerosi
che evolve poi in
eburneizzazione
per ispessimento diffuso dell’osso che funge da
superficie articolare.
Altre lesioni presenti nelle ossa sono i
geodi
(o pseudocisti) che si formano per passaggio di liquido sinoviale
nell’osso in seguito a lesioni della sua superficie.
Nel tentativo di compensare la perdita della cartilagine articolare
nelle zone non sottoposte al carico si verificano delle reazioni
iperproduttive con produzione di cartilagine in eccesso che va poi
incontro ad ossificazione con formazione di
osteofiti.
Le
manifestazioni
cliniche sono dominate dal
dolore che è il
primo
sintomo riferito dal paziente e che cresce d’intensità con il
progredire dell’artrosi, è un dolore
sordo, di tipo
meccanico,
esacerbantesi con il
movimento
e riducentesi con il riposo.
Al dolore
si affianca
limitazione
articolare progressiva, che talvolta può
comparire solo nelle fasi avanzate.
Le articolazioni artrosiche si presentano dismorfiche per
tumefazione,
sovente
dura,
dovuta alla presenza di osteofiti e fibrosi capsulare e
talvolta anche da versamento articolare non infiammatorio (manca calore
e rossore).
Obiettivamente sono spesso apprezzabili
scrosci articolari:
palpando l’articolazione durante la mobilizzazione
si avvertono dei crepitii dovuti ad irregolarità delle superfici
articolari contrapposti.
La
radiografia
tradizionale presenta reperti molto caratteristici
consistenti in riduzione della
rima
articolare, di norma disomogenea,
osteofitosi
marginale,
sclerosi
delle superfici articolari sottoposta
al carico, presenza di
geodi
(o pseudocisti).
La
terapia si basa sull’utilizzo di farmaci sintomatici a
breve durata
d’azione per il controllo delle sintomatologia acuta che sono
analgesici e FANS ed eventualmente cortisonoci per via intrarticolare
più antiartrosici sintomatici ad azione lenta e condroprotettori quali
condrotin solfato, diacereina, glucosamina solfato,
S-adenosil-metionina e, per via intrarticolare acido ialuronico.
Alla terapia farmacologica si associa la terapia fisica con fango
terapia e fisioterapia antalgica e nelle fasi avanzate correzione
chirurgica.