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MIELOMA MULTIPLO (MM)
Il
mieloma
multiplo (abbreviazione MM) è una neoplasia
linfoproliferativa caratterizzata da sintesi ed
accumulo in midollo osseo e sangue periferico di linfociti B e
plasmacellulle secernenti componente M.
Colpisce
prevalentemente gli anziani, aumenta all’aumentare dell’età
raggiungendo il suo
picco nella VI e VII decade di vita e presentando una età media di
insorgenza
di 65 anni.
Predilige il
sesso maschile con rapporto maschi/femmine di 2:1 e la razza negra con
frequenza doppia rispetto ai bianchi, ed è rara negli asiatici.
Le
alterazioni citogenetiche
alla base della
patologia, ancora non tutte identificate e poco definite, generalmente
determinano una iperespressione di alcune cicline che rende le cellule
neoplastiche maggiormente suscettibili all’azione di alcune citochine
(soprattutto IL-6).
La cellula
primariamente coinvolta nella trasformazione neoplastica non è stata
ancora
indentificata, tuttavia i linfociti B neoplastici circolanti nel sangue
presentano
impermutazioni somatiche dei geni delle immunoglobuline, il che
consente di
identificarli ontogeneticamente come prodotti della maturazione
antigene
dipendente che avviene nel centro germinativo follicolare degli organi
linfoidi
secondari (soprattutto linfonodi). Da qui le plasmacellule neoplastiche
migrano
nel midollo osseo dove stringono stretti rapporti di interdipendenza e
stimolazione reciproca.
L’
IL-6
prodotta dal microambiente midollare stimola la
proliferazione e riduce l’apoptosi delle cellule neoplastiche
(ipersensibili ad
IL-6 per iperespressione di cicline) ed ha effetti di attivazione anche
sugli
osteoclasti. Le plasmacellule mielomatose a loro volta stimolano il
microambiente midollare (potenziamento reciproco) tramite la secrezione
di varie citochine
tra cui IL-1β, TNF-α, TNF-β e
M-CSF che attivano cellule stromali, accessorie ed osteoclasti; mentre
la
secrezione di FGF e
VEGF stimola l’angiogenesi,
riscontrabile nelle fasi avanzate della malattia.
L’
attivazione osteoclastica
determina l’aumento del riassorbimento osseo.
L’
esordio
può essere asintomatico con diagnosi casuale nel corso di accertamenti
eseguiti
per altri cause o presentare manifestazioni
cliniche variabili.
Nella
malattia in atto le manifestazioni cliniche sono molteplici e con segni
e
sintomi dipendenti da componente M, infiltrazione midollare ed
attivazione
osteoclastica variamente associati tra loro.
La
componente M determina:
- aumento
della viscosità del sangue con manifestazioni lievi quali
vertigini e cefalea o
gravi
con sindrome da iperviscosità e
disturbi circolatori importanti;
-
danni
tissutali per deposito a livello dei tessuti può
determinare anche amiloidosi
secondaria, danno glomerulare e tubulare a livello renale;
-
diatesi
emorragica per interferenza con fattori della coagulazione
e con la membrana
piastrinica può determinare manifestazioni emorragiche.
L’
infiltrazione
midollare determina soppressione della normale emopoiesi
con pancitopenia e
quindi:
- anemia con pallore,
astenia, difficoltà di concentrazione, tachicardia,
dispena;
-
granulocitopenia
con infezioni ricorrenti (dovute anche a diminuzione delle Ig normali);
-
pastrinopenia
con manifestazioni emorragiche (dovute anche interferenza della
componente M
con fattori della coagulazione e della membrana piastrinica).
L’
attivazione
osteoclastica è responsabile del riassorbimento osseo che
causa:
- osteoporosi
con dolore osseo;
-
lesioni
osteolictiche con dolore
osseo;
-
fratture patologiche
con comparsa di dolore
acuto;
-
crolli
vertebrali con compressione di strutture nervose, sindromi
spinali, sindromi
radicolari e neuriti periferiche;
-
iperclacemia
che puo essere asintomatica (<12mg/dl), con manifestazioni lievi
quali astenia, poliuria, nefrocalcinosi
(tra 12 e 15 mg/dl), e con manifestazioni gravi quali sindromi
neurologiche, gastrointestinali e cardiache
(>15 mg/dl).
Può sommarsi
anche sintomatologia sistemica generica per
liberazione di citochine
da parte
delle plasmacellule.
L’
interessamento
renale è la complicanza più frequente con insufficienza
renale già presente nel
20% dei soggetti al momento della diagnosi a cui si aggiungono un altro
20-30%
di pazienti che vanno incorntro ad insufficienza renale nel corso della
malattia. Le complicanze renali dipendono principalmente dalla
proteinuria di
Bence Jonson con le catene leggere che determinano danno tramite
precipitazione
intratubolare, danno diretto o mediato da enzimi lisosomiali a carico
della
membrana tubolare e deposizione lungo la membrana basale dei tubuli e
dei
glomeruli, ed in
minor parte anche da
iperclacemia e da nefrotissicità della terapia farmacologica.
Altra
complicanza frequente, che rappresenta la causa principale di morte dei
pazienti affetti da Mieloma multiplo è la
morbilità infettiva
dovuta a
soppressione dell’immunità umorale e granulocitopenia da ridotta
funzionalità
midollare.
Laboratoristicamente
è riscontrabile, nel 95% dei casi la
componente M nel
siero all’elettroforesi
ed all’immunofissazione. Le Ig monoclonali sono molto frequentemente
complete
ed identiche per istotipo e caratteristiche fisico-chimiche alle
corrispondenti
fisiologiche. La componente M determina spesso picco in banda
γ
all’elettroforesi (aspetto a corna) e si accompagna anche ad incremento
di
albumina e β microglobulina. Strettamente correlata
all’ipegammablobulinemia è
anche l’aumento della VES. E’ presente anche proteinuria di Bence
Jonson
(catene leggere nelle urine).
L’
infiltrazione midollare
determina molto
frequentemente anemia, sovente normocromica, con globuli rossi impilati
alla
strisco, a cui si possono associare leucupenia e/o piastrinopenia.
L’
incrremento
dell’attività osteclastica determina ipercalcemia.
L’
interessamento renale
determina alterazione degli indici di funzionalità
renale.
Alla
osteomielobiopsia
è presente un incremento delle plasmacellule variabile dal
10% delle cellule nucleate alla totale sostituzione del parenchima
mieloide, a
morfologia variabile da sovrapponibile alla controparte normale e
francamente
anaplastica.
In alcuni
casi il mieloma multiplo, può non produrre e/o non secernere componente
M,
essere costituito da una sola massa tumorale o assumere caratteristiche
leucemiche, si distinguono per tanto le seguenti varianti:
- Mieloma
non
secernente e non producente: non produce e non secerne
immunoglobuline;
-
Mieloma
non
secernente: produce ma non secerne immunoglobuline
-
Mieloma
micromolecolare: produce solo la catena leggera delle Ig,
manca il picco
elettroforetico γ ed è presente solo proteinuria di Bence Jones
-
Plasmocitoma
isolato: la proliferazione e limitata ad una sede soltanto
e non invade altri
tessuto, è evidenziabile a mezzo Rx quando interessa il midollo osseo
ed a
mezzo TC quando interessa sedi extramidollari.
-
Leucemia
plasmecellulare: con esordio in età giovanile, lesioni
osteolitiche e
picco elettroforetico molto evidenti.
Per porre
diagnosi
di Mileoloma multiplo sono necessari almeno un criterio maggiore ed
uno minore oppure i primi due criteri minori più un altro criterio
minore tra i
seguenti:
- Criteri maggiori
- Diagnosi istologica di plasmocitoma alla biopsia del midollo o di tessuti molli
- Infiltrazione plasmacellulare midollare > 30%
- Componente M: IgG > 3.5 g/dl IgA > 2 g/dl Proteinuria di Bence-Jones > 1g/die
- Criteri minori
- Infiltrazione plasmocellulare midollare compresa tra il 10 ed il 30%
- Componente M: IgG <3.5 g/dl IgA < 2 g/dl Proteinuria di Bence-Jones < 1 g/die
- Lesioni osteolitiche
- Soppressione delle Ig normali (IgG <600mg/dl, IgA <100 mg/dl, IgM < 50 mg/dl).
Il
decorso
della malattia e la sopravvivenza sono variabili in funzione di
molteplici
parametri alcuni dei quali correlati alla massa neoplastica come β2
microglobulina, grado e tipo di infiltrazione midolare, piastrinopenia
e
coinvolgimento renale, altri correlati a caratteri biologici come
albumina,
PCR, fenotipo, indice proliferativo e alterazioni citogenetiche delle
plasmacellule e livelli di IL-6.
Recentemente
è stato introdotto l’
International
Staging System che prende in considerazione
i livelli di β2 microglobulina, quale parametro prognostico correlato
alla
massa, e l’albumina, quale parametro prognositico correlato ai
caratteri
biologici, per stratificare i pazienti in tre classi di rischio a
diversa
sopravvivenza:
- Stadio I: β2 microglobulina <3,5 mg/L ed albumina ≥3,5 g/dl
- Stadio 2: β2 microglobulina <3,5 mg/L ed albumina <3,5 g/dl o β2 microglobulina compresa tra 3,5 e 5,5 mg/L
- Stadio 3: β2 microglobulina ≥ 5,5 mg/L.
La
terapia
si avvale ti presidi farmacologici per il contenimento della massa
neoplastica,
rappresentati classicamente dall’associazione melphalan e prednisone
(MP) e
dall’associazione vincristina, adriamicina e desametasone (VAD), alle quali si aggiungono
nuovi farmaci in
grado di agire sia sulla componente neoplastica che sul microambiente
midollare
(Talomide suoi amino-sostituti e Bortezomid).
A questi si
aggiungono bifosfonati per il controllo della patologia scheletrica
La terapia
farmacologica (terapia convenzionale in combinazione con i nuovi
farmaci) si
preferisce nei pazienti con età superiore ai 65 anni.
Nei pazienti
al di sotto dei 65 anni si utilizza la terapia farmacologica più doppio
trapianto autologo.
Nei pazienti
al di sotto dei 55 anni al posto del trapianto autologo è possibile il
trapianto allogenico.