L’amiloidosi è una
patologia dovuta a
deposizione tissutale extracellulare di materiale proteico in forma
fibrillare.
Può presentarsi in forma locale o sistemica. Possono essere congenite o
acquisite.
Quelle congenite sono estremamente rare, di gran lunga più
frequenti
sono quelle acquisite.
Quella acquisite possono essere secondarie a diversi condizioni e si distinguono in:
Amiloidosi AL: secondaria a gammapatie monoclonali, dovuta a deposizione di Frammento NH2
della catena leggera monoclonale;
Amiloidosi AA: secondaria a malattie infiammatorie croniche, dovuta a deposizione di Frammento NH2
della SSA;
Amiloidosi senile: secondaria a senilità, dovuta deposizione di TRR e peptite
natriuretico;
Amiloidosi AH: secondaria ad emodialisi a lungo termine, dovuta a deposizione di β2
microglobulina.
In linea con gli
argomenti di questa sezione
verrà di seguito trattata la Amiloidosi AL.
AMILOIDOSI AL
L'amiloidosi AL è la
forma sistemica di amiloidosi più
frequente (85%), predilige l’adulto anziano, con una età mediana alla
diagnosi
di 64 anni, ed il sesso maschile con un rapporto maschi/femmine di 2:1. E’ causata dalla
deposizione di catene
leggere a livello tissutale e si associa a patologie linfoproliferative
secernenti componente M.
Nella metà dei pazienti
la sintomatologia
di
esordio è rappresentata da astenia ed importante calo ponderale, nel
30% dei
casi si ha anche epatomegalia e el 10-15 dei casi macroglossia. Meno
frequentemente possono essere associate manifestazioni emorragiche
cutanee in
forma di porpora e/o ecchimosi, prevalentemente a collo e volto e
cambio di
tonalità della voce. A queste manifestazioni si aggiungono quelle da
danno
d’organo ove l’amiloide si deposita e quelle della associata patologia
linfoproliferativa secernente componente M. L’interessamento renale
(75-90% dei casi)
avviene deposizione di amiloide, inizialmente a livello del mesangio
glomerulare e
poi anche della membrana basale, e si manifesta con sindrome nefrosica
che nel
30% dei casi può essere presente già all’esordio. L’interessamento cardiaco
(90% dei casi)
avviene per deposito di amiloide prevalentemente a livello del tessuto
miocardico
e si manifesta con insufficienza cardiaca congestia che nel 20% dei
casi può
essere già presente all’esordio e rappresenta la causa più frequente di
morte
nei pz affetti da amiloidosi AL. Possono essere presenti anche
alterazioni del
sistema di conduzione AV. L’interessamento neurologico
è spesso
presente ed avviene a carico del sistema nervoso periferico con
manifestazioni
variabili quali neuropatia periferica distale progressiva, piuù spesso
sensitiva, o sindrome del tunnel carpale.
Le alterazioni laboratoristiche
proprie della
amiloidosi AL sono quelle relative alla presenza di componente M nel
serio e di
catene leggere nelle urine a cui si sommano quelle della associata
patologia
linfoproliferativa secernente componente M. Ad esse vanno aggiunte
anche le
alterazioni da danno d’organo quali alterazione degli indici di
funzionalità
renale e della funzione cardiaca.
La presenza di amiloidosi
AL va sospettata n
caso di accertate evidenza di componente M in sangue e/o urine
associate a
sindrome nefrosica e/o scompenso cardiaco congestio e/o manifestazioni
neurologiche quali polineuropatia sensitiva periferica o sindrome del
tunnel
carpale. La diagnosi di certezza si ha con la conferma dei depositi di
amiloide
nei tessuti, previa biopsia.
La sede bioptica preferenziale è il grasso
sottocutaneo paraombellicale, di semplice esecuzione con buona
specificità e
sensebilità, oppure, in caso di negatività si può bioptizzare la mucoa
rettale.
Se risulta negativo anche il campione prelevato a livello rettale si
procede
alla biopsia dell’organo sospettato per localizzazione amiloide. Il decorso della
patologia è fortemente
influenzato dal danno d’organo e presenta, una sopravvivenza media, in
assenza
di terapia, di un anno che si abbassa a 5 mesi in caso di
interessamento
cardiaco.
La terapia è rivolta alla
soppressione del
clone neoplastico che produce la componente M, ed è in dipendenza della
patologia linfoproliferativa associata. Per quanto riguarda il danno
d’organo
la terapia è di supporto per la funzionalità dell’organo danneggiato.