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LINFOMI A CELLULE T PERIFERICHE
Linfomi a
cellule T periferiche costituiscono
circa il 10-15% di tutti i Linfomi non Hodgkin e sono tra i più
aggressivi, colpiscono
generalmente la V e VI decade di vita senza predilezione di sesso.
L’eziologia
è sconosciuta ad eccezione della leucemia/linfoma a cellule T
dell’adulto che
presenta associazione eziologica con il virus HTLV-1.
La
patogenesi molecolare è sconosciuta con presenza di aberrazioni
cromosomiche
aspecifiche, ad eccezione del linfoma a grandi cellule anaplastico che
presenta
una traslocazione cormosomica con formazione di un gene di fusione
NPM/ALK che
trascrive una tirosinchinasi persistentemente attiva.
La
stadiazione segue la classificazione di Ann-Arbor e necessita di
accertamenti
di immaging e
biopsia.
All’
istologia
si evidenzia un’alterazione diffusa dell’architettura linfonodale con
presenza
di linfociti T privi di caratteristiche morfologiche peculiari, di
dimensioni e
forma variabili, esprimenti antigeni di superfici delle cellule T
mature.
L’
esordio è
tipicamente disseminato con diagnosi già in IV stadio e coinvolgimento
di cute,
fegato, milza, midollo osseo e sangue periferico. Nel 20% dei casi la
presentazione può essere nodale e nel 15% extranodale.
In circa la
metà dei casi sono presenti anche sintomi sitemici quali febbre,
prurito, calo ponderale
e sudorazioni.
La
prognosi
è generalmente pessima con sopravvivenza a 5 anni inferiore al 20% che
nelle
forme ALK+ sale al 60%.
LINFOMI CUTANEI
La cute può essere interessata da infiltrazione linfomatosa in corso di
linfomi originati in altra sede che successivamente diffondono alla
pelle. In questi casi si parla di linfomi cutanei secondari.
Praticamente tutti i linfomi possono interessare la cute, specialmente
i linfoni non Hodgkin che originano dai linfociti T
I linfomi non Hodgkin primitivi della cute rappresentano circa l’8% dei
LNH extranodali e sono per
l’80% di derivazione T-linfocitaria.
Si
manifestano
clinicamente
con tumefazioni nodulari singole multiple, di colore
rossso scuro, rilevate, a rapido accrescimento e talvolta tendenti
all’ulcerazione.
L’estensione
extracutanea, sia ghiandolare che viscerale si manifesta solo negli
stadi
avanzati.
La
prognosi
è piuttosto favorevole con lesioni localizzate per lungo tempo e
diffusione
extracutanea rara.
Per le
lesioni localizzate il trattamento è radioterapico, per quelle
multiple e/o
con estensione extracutanee il trattamento è polichemioterapico.
I linfomi
cutanei più frequenti sono la micosi fungoide e la sindrome di Sezary.
La
micosi
fungoide colpisce prevalentemente l'adulto
anziano con picco di età di 55-60 anni e predilezione per il sesso
maschile con rapporto maschi/femmine 2:1.
E' causata da proliferazione monoclonale di
linfociti T CD4 che infiltrano l’epidermide e nelle fasi avanzate
diffondono
anche ai linfonodi ed al midollo osseo. Inizialmente si manifesta con
lesioni
cutanee inizialmente limitate alle aree non esposte al sole che hanno
dapprima
l’aspetto di aree piane eritemato eczematoidi (stadio I: fase pre
micotica) che
diventano placche rilevate (Stadio II: fase micoide) e poi noduli
(stadio III fase
fungoide).
Le lesioni
cutanee sono sovente associate a prurito.
La
sindrome
di Sezary, considerata una vairante delle
micosi fungoide, si esprime
clinicamente con aree di eritrodermia esfoliativa molto pruriginosa che
solo
raramente evolvono in tumefazioni.
La
sopravvivenza media è di circa 8-9 anni.
La terapia
si avvale della fototerapia (PUVA: raggi ultravioletti + psolareni che
sono
fotosensibilizzanti) associata o meno ad interferone α nelle forme
localizzate
e di polichemioterapia nelle forme generalizzate.
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