Il linfoma
follicolare predilige l’età adulta con età media di
insorgenza di
50-60 con la maggior parte dei pazienti diagnosticati già in stadio
III-IV. Ha
origine da trasformazione neoplastica di cellule B del centro germinativo
(centroblasti e centrociti) con crescita di tipo nodulare o
nodulare-diffuso
(più frequentemente accumulo nodulare di piccoli linfociti in sede
peritrabecolare). Il grading
si basa sul numero dei centroblasti: G1 0-5
centroblasti/Hpf, G2 6-15 centroblasti/Hpf, G3>15 centroblasti/
Hpf,
ulteriormente distinto in 3a se sono ancora presenti centrociti e 3b in
assenza
di centrociti. L’anomalia citogenetica più frequente è il riangiamento
con
iperespressione del bcl-2.
L’esordio è
subdolo con decorso indolente.
Si
caratterizza per la comparsa di linfoadenomegalia generalizzata
indolente con
frequente coinvolgimento di midollo
osseo, milza e fegato. Alterna fasi di crescita a fasi di regressione e
cresce
lentamente (7-10 anni). Risponde
poco
alla chemioterapia e può evolvere (30-50% dei casi) in linfoma a grandi
cellule
B.
LINFOMA A CELLULE MANTELLARI
il linfoma a
cellule mantellari colpisce soprattutto l’età
adulta-senile con
età media di insorgenza di 60 anni ed ha una predilezione per il sesso
maschile
con rapporto maschi/femmine di 3:1. Origina da trasformazione di cellule B
della zona mantellare con pattern di crescita nodulare,
mantellare o diffuso.
L’alterazione citogenetica principale è una traslocazione cromosomica
(11 e 14)
che pone il gene della ciclina
D1 sotto il promotore IgH con conseguente
iperespressione della ciclina D1. Si manifesta con linfoadenopatia
generalizzata con frequente coinvolgimento midollare, epatico, splenico
e
gastro intestinale ed in un 30% dei casi anche di sangue periferico e
midollo
osseo. E’ altamente aggressivo,
l’80% dei pz alla diagnosi sono già in III-IV
stadio, la prognosi è pessima.
LINFOMA DIFFUSO A GRANDI CELLULE B
Il linfoma
diffuso a grandi cellule B rappresenta da solo circa il
60-70% dei linfomi
aggressivi, colpisce soprattutto l’età adulta-senile con età media di
insorgenza di 60 anni ed ha una lieve predilezione per il sesso
maschile.
Origina da trasformazione di cellule B più spesso dei centri
germinativi nodali, ma anche
extranodali (30% dei casi stomaco, regione ileocelcale, cute, osso,
enceflao). Le cellule B trasformate, come intuibile dal nome, sono di
grandi dimensioni, mediamente hanno dimensioni di 4-5 volte superiori
rispetto ai linfociti normali e presentano un pattern di crescita di
tipo diffuso.
Alla base della trasformazione ci sono traslocazioni
e/o mutazioni
che si formano durante
il processo di
ipermutazione somatica dei geni per le Ig. Le alterazioni citogenetiche
più
frequenti portano ad aumentata trascrizione del bcl-6.
Clinicamente,
morfologicamente ed immunofenotipicamente presantano espressioni
variabili.
Spesso si manifesta come una singola massa a rapido accrescimento, con
midollo osseo e sangue spesso puliti al momento della diagnosi (non
coinvolti).
Nella variante cavitaria presenta spesso versamento maligno pleurico
e/o ascitico.
Può presentarsi associato ad immunodeficenza o rappresentare
l'evoluzione di altre forme linfomatose (follicolare, maltoma)
Sono linfomi aggressivi ma presentano una buona risposta alla
chemioterapia con remissione completa nel 75% dei
caasi guarigioni complete nel 50% dei casi.
LINFOMA DI BURKITT
Il linfoma di Burkitt è un linfoma
ad elevata aggressività clinica che colpisce prevalentemente bambini e
giovani
adulti.
Alla base
della malattia ci sono traslocazioni
cromosomiche che determinano la formazione di geni di fusione
coinvolgenti l’oncogene
c-Myc.
Le alterazioni citogenetiche più frequenti traslocano il gene c-Myc sul
locus IgH o delle catene leggere K e lamba.
La massa
tumorale è costituita da cellule
linfoidi di media taglia, alto indice mitotico, numerosi macrofagi con
corpi
tingibili (aspetto a cielo stellato).
Se ne
distingue una forma endemica, chiamata Linfoma di Burkitt Africano,
che è la
più frequente (95%) ed una forma non endemica, chiamata Linfoma di Burkitt
sporadico (frequenza del 5%) più tipica dei paesi
occidentali.
Nel 20-40%
può essere associato ad infezione da HIV, evenienza
questa che si verifica
soprattutto nell’adulto ed è più aggressivo.
È
documentata l’associazione con il virus di Epstein-Barr (EBV)
con presenza di
una infezione latente nel 15-20 dei casi.
Clinicamente
è tipica una notevole tumefazione della mascella nel linfoma di Burkitt
endemico.
Spesso si presenta anche con masse addominali extranodali che
nell’endemico riguardano
prevalentemente reni, ovaie e surreni e nello sporadico cieco e
peritoneo.
Raramente possono aversi manifestazioni leucemiche aggressive.
Il sistema
di stadiazione
più utilizzato è quello secondo Murphy:
Stadio I:
una sola sede di malattia, nodale o extranodale, ad eccezione di
mediastino e
addome.
Stadio
II:
due o più sedi dallo stesso lato del diaframma, o localizzazione
primaria
gastroenterica resecabile
Stadio
III: due
o più sedi da entrambi i lati del diaframma, o localizzazione
intratoracica, o
localizzzazione intraddominale non resecabile
Stadio
IV: interessamento
del SNC o del midollo osseo.
IL linfoma
di Burkitt è altamente aggressivo ma risponde bene alla chemioterapia ad
alte
dosi a breve termine, soprattutto nel bambino ove si ottengono risposte
complete sono dell’80-90% e la sopravvivenza libera da malattia a 5
anni del
60-70%. Meno favorevole per l’adulto anche per il fatto che circa 1/3
sono
associati ad HIV.