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BLOCCO ATRIO VENTRICOLARE


Si definisce blocco seno atriale il patologico abbassamento della frequenza cardiaca sostenuto da una deficitaria conduzione dell’impulso dall’atrio al ventricolo.

Il blocco atrio ventricolare è classificato in tre gradi a seconda della gravità:

  1. Blocco atrio ventricolare di 1° grado: rallentamento della conduzione atrio ventricolare con allungamento del PR (PR superiore a 0,20 negli adulti e 0,18 nei bambini); il QRS è spesso stretto ma talvolta può essere normale. Il difetto conduttivo è quasi sempre a livello del nodo AV, ma raramente può essere localizzato anche a livello della conduzione atriale o del fascio di His.

  2. Blocco atrio ventricolare di 2° grado: bradicardia intermittente dovuta alla mancata progressione di alcuni impulsi dall’atrio al ventricolo, gli impulsi non trasmessi sono caratterizzati elettrocardiograficamente della mancanza del complesso QRS.
    I blocchi atrio ventricolari di II grado si distinguono ulteriormente in:
    • Blocco atrio ventricolare di 2° grado tipo Wenckebach: la mancata progressione dell’impulso dall’atro al ventricolo è episodica e si caratterizza per la presenza di una “fase preparatoria” al salto dell’impulso con all’ECG un allungamento progressivo del tratto PR nei cicli che precedono la scomparsa del QRS. Il primo PR, seguente alla scomparsa del QRS è breve. Il blocco è generalmente prehissiano (prima del fascio di His).
    • Blocco atrio ventricolare di 2° grado tipo Mobitz II: la mancata progressione dell’impulso dall’atrio al ventricolo è episodica ma improvvisa senza allungamento del PR prima della scomparsa del QRS all’ECG. IL blocco è spesso intrehissiano localizzato più frequentemente a livello del fascio di His prossimale, talvolta può essere sottothissiano.
    • Blocco atrio ventricolare di 2° grado tipo 2:1: la mancata progressione di un impulso ogni due con rapporto tra conduzione atriale e ventricolare di 2:1. All’ECG successione di un ciclo con QRS ed uno senza.
    • Blocco atrio ventricolare di 2° grado tipo avanzato: si caratterizza per la mancanza progressione al ventricolo di due o più impulsi consecutivi con rapporto tra conduzione atriale e ventricolare maggiore di 2:1, spesso 3:1 o 4:1, talvolta anche 4:1. All’ECG presenza di almeno due cicli senza QRS.

  3. Blocco atrio ventricolare di 3° grado: si caratterizza per la totale mancata di progressione dell’impulso fra atrio e ventricolo, può essere parossistico o stabile. Il ventricolo primo di stimolazione elettrica acquisisce attività autonoma con altri elementi cellulari a valle del nodo atrioventricolare (più spesso nel fascio di His) che assumono attività di pacemaker con ritmo ventricolare completamente indipendente da quello atriale. Il blocco di III grado si caraterizza dunque per la triade assenza di conduzione atrio ventricolare, ritmo di scappamento e dissociazione atrio ventricolare.


ARITMIA SINUSALE


Si definisce aritmia sinusale la patologica etereogenicità della lunghezza dei cicli sinusali con differenza tra cicli sinusali consecutivi di almeno 0,16 secondi. Si distinguono tre diversi tipi di aritmia sinusale:
  • Aritmia Sinusale Respiratoria: si verificano cambiamenti della lunghezza dei cicli cardiaci in rapporto alle fasi della respirazione con aumento della frequenza durante l’inspirazione e riduzione durante l’espirazione. E’ un fenomeno fisiologico, soprattutto nei bambini.
  • Aritmia Sinusale Non Respiratoria: è frequente negli adulti e si associa a disfunzione sinusale.
  • Aritmia Sinusale Ventricolofasica: si associa a blocchi atrioventricolari di II e III grado. Nei BAV si ha alternanza di cicli con QRS e cicli senza. In caso di aritmia ventricolo fasica si ha anche accorciamento dell’intervallo PP nei cicli che contengono il QRS ed allungamento nei cicli senza QRS.


DISSOCIAZIONE ATRIO VENTRICOLARE


Si definisce dissociazione atrioventricolare la condizione patologica in cui il ritmo atriale e quello ventricolare sono completamente indipendenti l’uno dall’altro.
Il ritmo ventricolare è sostenuto dall’acquisizione di automatismo da parte di elementi del sistema di conduzione che assumono il pacemaker sussidiario.
Al ECG l’intervallo PR è variabile con onda P che può presentarsi prima, durante o dopo il QRS. Spesso ritmo atriale e ventricolare sono diversi, talora possono essere anche simili, si parla in tal caso di dissociazione atrioventricolare isoritmico.




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