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Crisi ipertensiva


La crisi ipertensiva è un rapido incremento dei valori pressori che raggiungono rapidamente valori molto elevati di pressione arteriosa, con pressione sistolica sopra i 180 mmHg e diastolica sopra i 120 mmHG.
Si accompagna ad un corteo sintomatologico acuto: cefalea occipitale pulsante, disturbi visivi, ansia, tachicardia, dispnea (difficoltà respiratoria), acufeni e può complicarsi con manifestazioni d’organo per rottura dei vasi.
La crisi ipertensiva non complicata è considerata un’urgenza, va monitorata per prevenire le complicanze d’organo ed è necessario, il passaggio ad una terapia cronica a più farmaci.
Quando i valori pressori sono ancora più elevati con la pressione arteriosa sistolica che supera i 220 mmHg e la pressione arteriosa diastolica che supera i 140 mmHg i vasi possono andare incotro a rottura e determinare d’anni d’organo di tipo emmoragico, particolarmente pericolosi e potenzialmente mortali quando si verificano a livello cerebrale o cardiaco.
La crisi ipertensiva complicata è dunque considerata un'emergenza e necessita di un abbassamento rapido dei valori pressori tramite vasodilatatori parenterali (sodio nitroprussiato, nitroglicerina, diazossido) ed inibitori adrenergici (labetalolo e fentolamina).

Ipertensione Maligna


L’ipertensione maligna è un tipo di ipertensione arteriosa molto grave, fortunatamente non molto frequente (1% dei soggetti ipertesi) che si caratterizza per un aumento notevole dei valori pressori nell’arco di pochi mesi, con valori che si assestano persistentemente su valori superiori a 180 mmHg per la sistolica e 120 mmHg per la diastolica (come le crisi ipertensive non complicate) ed ha forte rischio di crisi ipertensive complicate con danno d’organo.
La patogenesi non è chiara, sembrano coinvolti fattori genetici che aumentano aldosterone e/o renina.
L’aumentato afflusso di sangue al cervello comporta la perdita del meccanismo di autoregolazione dell’encefalo che determina vasodilatazione cerebrale con edema ed ipertensione endocranica quindi sintomi da ipertensione endocranica (vomito, cefalea, disturbi visivi compresa la cecità temporanea, edema della papilla ottica).
L’aumentato carico pressiorio pone in difficoltà anche il cuore e determina uno scompenso cardiaco congestizio con edemi diffusi.
A livello renale si instaura una nefroangioscelrosi ipertensiva maligna con una spiccata proteinuria ed ematuria microscopica ad evoluzione verso l’insufficienza renale.
Il danno renale aumenta ulteriormente i valori pressori e si instaura un circolo vizioso.
Nell’ipertensione maligna è molto elevato anche il rischio di crisi ipertensive complicate con danno d’organo.
L’ipertensione maligna va trattata aggressivamente in presenza di complicanze d’organo (emergenza), e con più cautela in assenza di manifestazioni d’organo (non emergenza ma urgenza).
Il target dovrebbe essere una diastolica di 95 mmHg poichè abbassamenti troppo bruschi della pressione possono causare fenomeni di ipoperfusione che possono risultare particolarmente gravi a livello cardiaco e cerebrale.

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